Tutte le notizie di: | archivio
Articolo n° 326 del 14 Aprile 2006 delle ore 15:09

Delitto Manunta, un caso riaperto: proseguono le indagini

Savona. Tullio P., il trentaquattrenne di Cengio attualmente in carcere per furto ed indagato per il delitto Manunta, nega ogni addebito. Durante l’interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere, eppure, a margine, ha voluto far sapere qualcosa ai magistrati: che, sì, frequentava la casa della vittima, ma solo per procurarsi un po’ di droga. L’uomo, conosciuto da molto tempo alle forze dell’ordine per la sua abitudine al furto ed allo spaccio di stupefacenti, sta scontando la condanna a dodici mesi di reclusione comminata per un episodio che risale alla scorsa primavera: aveva scassinato le casse dei distributori di bevande presso l’ospedale di Cairo e poi aggredito i carabinieri accorsi per arrestarlo. Il procuratore capo Vincezo Scolastico ed il magistrato Alberto Landolfi hanno deciso di riaprire il caso dell’omicidio Manunta ed hanno iscritto il suo nome nel registro degli indagati. Il delitto risale a 16 anni fa. Nel marzo del ‘90 Donatella Manunta, transessuale savonese, fu massacrata con un tubo di ferro e seviziata nella sua abitazione di Via Untoria a Savona. Tre anni più tardi era stato arrestato un necroforo di Stella, che dopo aver avuto una relazione sentimentale con il transessuale, ne era rimasto amico. Una testimone disse di averlo visto nella casa della vittima la sera dell’omicidio. Rimase in cella poco più di quattro mesi, infine fu assolto per non aver commesso il fatto e risarcito dall’Avvocatura dello Stato per l’ingiusta detenzione subita. Poi l’efferato omicidio era rimasto senza colpevole. Fino a quando i magistrati non hanno deciso che era arrivato il momento di effettuare verifiche più accurate servendosi delle più recenti metodologie investigative. E sono arrivati al nome del pregiudicato valbormidese. Secondo una prima ipotesi, l’uomo avrebbe agito per rapinare la vittima, derubarla degli incassi, inscenando il delitto a sfondo sessuale. Ad incastrarlo ci sarebbero le impronte digitali sulla bottiglia che Donatella Manunta avrebbe usato per versargli da bere; solo un confronto eseguito con le moderne tecniche di indagine ha associato le impronte rilevate sedici anni fa al detenuto valbormidese. Intanto gli investigatori hanno fatto prelevare anche campioni di saliva. L’esame del Dna darà una risposta.
Questo episodio di sangue, molto sentito a Savona, è stato raccontato anche nel libro “Liguria Criminale” scritto da Andrea Casazza e Max Mauceri e pubblicato dall’editore genovese Frilli nel 2005.


» Felix Lammardo

I commenti sono disabilitati.

CERCAarticoli