Leca d’Albenga. Aveva già dimostrato di essere possessivo e geloso Fabrio D’Errico, il tecnico informatico torinese che ha sgozzato con almeno dieci colpi di cutter la sua ex convivente Stella Palermo. In base alle testimonianze raccolte dagli investigatori, emerge l’immagine di un omicida non nuovo ad atteggiamenti persecutori nei confronti delle ex compagne, tanto che un anno fa una donna si era rivolta all’avvocato per diffidare l’uomo dal continuare a molestarla. Martedì scorso D’Errico, 32 anni, aveva cercato di riappacificarsi con Stella, 23 anni, per riprendere la loro storia sentimentale avvelenata dalla gelosia, ma ci si è messo di mezzo un sms ricevuto dalla donna: la scintilla per una lite furibonda, sfociata nel terribile delitto. A mandare il messaggino telefonico Enrico, un commerciante albenganese sulla cinquantina. Uno scambio di battute tramite cellulare, semplice e diretto: lui la ringraziava per il bel pomeriggio trascorso insieme, lei gli rispondeva confermando di essersi trovata bene. Quanto basta per scatenare la furia omicida dell’ex fidanzato. Un lago di sangue la scena del crimine di fronte a cui si sono trovati i carabinieri della compagnia di Albenga intervenuti in regione Campastro, a Leca d’Albenga. Stella Palermo riversa sul divano, con la gola tagliata da almeno dieci fendenti: la lama è penetrata perfino nella colonna vertebrale, incastrandosi. Anche sulle labbra e sul viso della ragazza, segni di violenza che denotavano la collutazione avuta con l’assassino, che ha rinchiuso in una stanza la sua vittima e l’ha investita di colpi con un taglierino. L’autore del sms che è pare essere stata la molla della furia di D’Errico sarà ascoltato dai carabinieri, insieme ad altri parenti e conoscenti della ragazza uccisa. Ieri è stata depositata in tribunale a Savona la richiesta di perizia psichiatrica per l’omicida: D’Errico, secondo la tesi del suo difensore, avrebbe agito in preda ad un raptus di gelosia con la mente obnubilata. Intanto il giudice Emilio Fois ha respinto l’istanza di concedergli gli arresti domiciliari.