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Articolo n° 2089 del 19 Luglio 2006 delle ore 12:59

Albenga, una strada intitolata a Gin Noberasco

Albenga. La giunta comunale ha deciso di intitolare a Luigi “Gin” Noberasco il viale del Nuovo Ospedale, attuale collegamento tra la provinciale 582 per Garessio e viale Martiri della Foce. Luigi Noberasco detto “Gin”, nasce ad Albenga il 20 Dicembre 1905 da Benedetto Noberasco e Maria Maddalena Verda detta “Maetta”. Compie studi commerciali presso il Collegio Nazionale a Genova. Alla fine del conflitto del 1915/1918 affianca il padre Benedetto nella conduzione dell’azienda (operativa già dal 1908) e con il suo entusiasmo pone le premesse per un progressivo successo internazionale; si lancia nelle importazioni di nuovi prodotti: le albicocche dalla Spagna, il pomodoro dalle Canarie e poi i datteri dalla Tunisia, le prugne secche dai paesi dell’Est e in seguito dalla lontana California.
L’attività imprenditoriale a tutto campo ed ampio respiro di Luigi Noberasco sviluppa, in termini crescenti, l’attività, con nuovi magazzini di lavorazione sparsi in molte delle zone allora più vocate per la produzione di ortaggi e frutta fresca, sviluppo che comporta l’opportunità di dare lavoro a molte persone. L’attività principale viene da sempre svolta nel magazzino di Via dei Mille, ma ad un certo punto, dopo aver intrapreso la strada di ubicare gli uffici commerciali ed i depositi a Genova, Gin Noberasco decide, nel 1967, di costruire un moderno stabilimento, l’attuale sede di Regione Bagnoli, riunendo sotto una unica sede, i depositi, le lavorazioni, il magazzino e gli uffici. Luigi è presidente della sua azienda e negli anni viene insignito di diversi riconoscimenti: nel 1977 e 1979 la Noberasco, che di seguito si trasformerà in Spa, ottiene dal Ministero del Commercio estero il Premio Export, quale azienda che nel suo settore ha sviluppato il tasso di crescita maggiore nei confronti dei mercati esteri. In quegli anni, infatti, la Noberasco è molto attiva sui mercati del Medio Oriente con volumi e valori veramente ragguardevoli per quell’epoca. Noberasco è presidente dell’Alce (Associazione ligure commercio estero) per 10 anni, dedicando, come sempre, impegno e competenza all’interno di responsabilità anche di carattere istituzionale. È anche vicepresidente della Associazione Nazionale Esportatori e Importatori Ortofrutticoli e Agrumi con sede in Roma per molti anni. Nel 1968 è promotore e ideatore di Cofres Verona Compagnia Italiana Frutta Esotica di cui diviene Presidente, azienda che unitamente ad altri soci importa e distribuisce, in quegli anni, i pompelmi “Jaffa” ed altra frutta esotica, con notevoli risultati economici e di mercato. Nel 1976 viene insignito della onorificenza Fronda d’Oro, assegnata annualmente a chi onora in Patria e nel Mondo la terra Ligure e la sua gente. Nel 1979 viene nominato cavaliere del Lavoro, riconoscimento che gli viene consegnato dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel 1988 diventa Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana conferitogli in quell’occasione dal Presidente Francesco Cossiga. Nel 1991 la facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Genova lo insignisce della Laurea Honoris Causa. Gin Noberasco muore il 31 Agosto 1999, circondato dall’affetto della famiglia.
“Gin Noberasco è stato un imprenditore lungimirante che ha intuito, con largo anticipo sui tempi, la globalizzazione dell’economia e la necessità di allargare l’azienda familiare, ereditata dal padre Benedetto, fino ai confini del mondo”, scrive il vicesindaco Franco Vazio nella lettera di motivazione alla scelta della giunta comunale.
Continua Vazio nel documento inviato all’istituto di Storia Patria: “In tutti i continenti, nel settore della frutta, Noberasco ha significato qualità, serietà, imprenditorialità. Ha significato anche “Albenga” terra laboriosa, madre di creature geniali, intraprendenti e coraggiose. ‘Gin’ era un uomo speciale: galantuomo colto, raffinato, gentile e profondamente buono. Di lui tutti ricordano l’alta moralità, i nobili sentimenti che ispiravano il suo agire e quel profondo senso di rispetto del prossimo, in quanto ‘persona’, senza differenze di ceto o di ruoli sociali. Affabile con tutti, aperto e schietto, ha sostenuto iniziative culturali e sportive di varia natura, dimostrandosi mecenate generoso e competente. Schivo e riservato non ha mai fatto ostentazione delle sue fortune: aveva il dono di stabilire con gli altri un rapporto sincero e discreto, autentico e senza ombre di paternalismo”.


» F. Lammardo

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