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Articolo n° 2561 del 11 Agosto 2006 delle ore 10:21

L’Enpa dalla parte dei caprioli.

Savona. In questi giorni ne abbiamo letto e visto di tutti i colori, sulla prossima strage di caprioli alessandrini, nonché savonesi, genovesi e di altre cinque regioni,  da parte di presunti esperti e ben informati, dal professore universitario genovese di lettere, autopromossosi zoologo insigne, agli zoologi veri ma sempre e solo promotori del fucile dei cacciatori, allo scrittore ex alpino di Russia “dal cuore di ghiaccio, ai giornalisti che ci accusano di non pensare ai vitelli e agli agnelli ma, quando (spesso) lo facciamo non scrivono neppure un rigo. E neppure un rigo (a parte alcune redazioni locali, come la Stampa Savonese; ma non la nazionale..) su chi, come l’Ente Nazionale Protezione animali di Savona, impegnato dal 1996 contro la mattanza di caprioli e di cinghiali, senza trascurare il cuore cerca di usare anche un po’ di cervello e ricorda, assolutamente inascoltato, una incontrovertibile verità: se si è finora affidato solo ai fucili dei cacciatori il controllo di tali animali ed essi continuano ad aumentare, assieme al numero di soggetti uccisi ed ai danni arrecati, è evidente che questo non è il sistema idoneo per contenerli. E di conseguenza e logica propone alcune iniziative, sempre ignorate (finora anche dalla Giunta Provinciale savonese, che le aveva inserite nel suo programma di governo) e che spera, malgrado il rigoroso silenzio-stampa, che vengano assunte dai Ministri competenti (tra cui il verde Pecoraro Scanio), forse meno succubi dei cacciatori: 
1) Commissionare ad istituti scientifici, non legati ai cacciatori, studi di fattibilità e ricerche, propedeutici a campagne di somministrazione di sostanze “specie-specifiche,” in grado di limitare le nascite delle specie selvatiche in presunto soprannumero. Non è detto a priori che esistano soluzioni valide; ma almeno proviamo a cercarle con onestà intellettuale e rigore scientifico, libero da interessate interferenze.
2) Sperimentare la costituzione, in zone e boschi lontani dalle colture, da aprile a settembre, di depositi di cibo continuamente riforniti (ortaggi, vegetali e sale), eventualmente recuperati dagli scarti delle produzioni alimentari, per limitare la mobilità degli animali.
3) Fornire alle aziende agricole i “pastori elettrici”, cavi alimentati da batterie a basso voltaggio (procura solo fastidio) che impediscono l’avvicinamento alle colture; e contributi per costruire recinzioni robuste attorno ai campi e reti di protezione attorno ai fusti dei giovani alberi e polloni. Ora, sulla prima proposta, scendono in campo anche i veterinari della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva; bene, speriamo che qualcuno ascolti almeno loro. I quali, a questo problema, propongono una ‘terza via’: la sterilizzazione. A proporre questa soluzione e’proprio il presidente della stessa societa’, Aldo Grasselli, che ne da’ notizia in un comunicato. Gia’ da tempo, si legge nella nota, la Societa’ Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva aveva valutato positivamente l’intenzione da parte di una societa’ farmaceutica australiana (Peptech Animal Health) di commercializzare un farmaco a lenta diffusione che provoca la soppressione dei comportamenti sessuali per lunghi periodi (ma comunque reversibile), per il controllo demografico del randagismo canino. Secondo i veterinari la soluzione farmacologica potrebbe essere sperimentata non solo per il fenomeno dei cani randagi, ma anche per governare altri esempi di eccessivo incremento demografico di popolazioni animali, come, ad esempio appunto, caprioli e cinghiali. La discussione sulla questione, sostengono i medici, ‘deve in ogni caso uscire da una contrapposizione sterile tra animalisti e resto del mondo’. ‘I medici veterinari – ha dichiarato Grasselli , che sono gli unici professionisti autorizzati a valutare lo stato di salute, il benessere e la correttezza di allevamento degli animali sono ascoltati meno di chi usa argomenti ideologici, e questo la dice lunga sulla delicatezza e sulla pericolosita’ delle dispute emotive o strumentali sugli animali’.


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