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Articolo n° 2559 del 11 Agosto 2006 delle ore 07:20

Il primo giglio della Riviera fiorisce a Capo Mele

Laigueglia. Fiorisce sulla spiaggia dell’Oasi Capo Mele il primo giglio di mare dell’iniziativa “Un fiore di spiaggia – Giglio di mare”, voluta tre anni fa dalla Provincia di Savona e dalla Comunità montana ingauna per far rinascere sui litorali savonesi la vegetazione tradizionale, scomparsa all’inizio del secolo. Da alcuni giorni, un fiore bianco di quattro centimetri punteggia i cespugli a ridosso delle cabine, dove si è creato il microclima ideale alla fioritura del giglio. “Altri due boccioli stanno per aprirsi tre anni dopo la semina”, conferma Livio Lovisone, gestore dello stabilimento balneare. “I bagnanti mi chiedevano perché il giglio fosse l’ultima varietà a non fiorire, visto che il papavero di mare ha ormai invaso la spiaggia insieme al finocchio selvatico e all’erba kalì che stanno dando ottimi risultati. C’è stato bisogno che i bulbi si assestassero alla perfezione e la fioritura è stata conseguente. Il giglio è certamente la pianta più simbolica dell’iniziativa: era la più diffusa prima dell’industrializzazione e ha dato il nome al progetto della Provincia e della Comunità montana”.
Il giglio di mare è un arbusto semiselvatico che va bagnato una volta alla settimana bagnati. L’iniziativa di Provincia e Comunità montana ingauna ha visto il reinserimento di specie scomparse in quattro tratti costieri di particolare importanza. Nei Siti di Interesse Comunitario (Sic) di Capo Mele e Capo Noli, nella Riserva Naturale Protetta di Bergeggi e nel Parco Provinciale tra Varazze e Celle i tecnici del settore vivaistico si sono adoperati per rendere rigogliose le varietà vegetali estirpate dalle attività umane. E i risultati non si sono fatti attendere. Prima la ferrovia Genova-Ventimiglia, inaugurata nel 1875, poi il boom urbanistico di seconde case a partire da inizio anni sessanta, infine le opere di rastrellatura, setacciatura, protezione degli arenili con scogli e le opere di ripascimento hanno praticamente azzerato le piante da spiaggia.
Ha dichiarato l’assessore provinciale al turismo Carlo Scrivano: “La flora sulle spiagge contribuisce a migliorare il prodotto turistico. Si deve dare un prodotto di nicchia, bello e affidabile, per stare sul mercato. L’Oasi di Capo Mele, in questo settore, è un esempio da seguire. Con la riqualificazione del litorale vince tutto il sistema turistico savonese, perché se i servizi sono all’altezza delle aspettative, i turisti arrivano”.
Il presidente Pietro Revetria ha espresso invece soddisfazione per l’operato della Comunità Montana: “Partecipiamo al progetto ‘Un fiore di spiaggia’ lanciato dalla Provincia e nel vivaio forestale di Leca abbiamo una buona quantità di piante che potranno essere fornite ai bagni marini che ne faranno richiesta e si impegnano a curarle. Del resto non si possono pensare alle spiagge come lunghe file di sdraio e ombrelloni, perché la flora da spiaggia, in passato, forniva anche le occasioni giuste per divertirsi”.
Paolo Genta ha ricordato i cardini del programma attivato nel 2002: “Un Fiore di Spiaggia prosegue e si propone principalmente di recuperare le specie vegetali autoctone e reinserirle sull’arenile. Ma il progetto di ripristino passa necessariamente attraverso il coinvolgimento degli operatori balneari, perché migliorando la qualità dell’ambiente, si migliora anche quella del turismo”. In tre anni, trenta operatori turistici savonesi hanno aderito al progetto, che si svolge con il supporto scientifico e didattico dell’Università degli Studi di Genova e col sostegno delle Guardie Ecologiche Volontarie. Queste le specie floreali tipiche della costa savonese: il Pancratium maritimum (giglio di mare), l’Asphodelus fistolosus, la Cakile maritima, il Crithmum maritimum, il Glaucium flavum Crantz, il Lagurus ovatus (Piumino o coda di lepre), la Lobularia maritima (nota per i semi dal sapore piccante) e la Salsola kali.


» F. Lammardo

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