Laigueglia. Fiorisce sulla spiaggia dell’Oasi Capo Mele il primo giglio di mare dell’iniziativa “Un fiore di spiaggia – Giglio di mareâ€, voluta tre anni fa dalla Provincia di Savona e dalla Comunità montana ingauna per far rinascere sui litorali savonesi la vegetazione tradizionale, scomparsa all’inizio del secolo. Da alcuni giorni, un fiore bianco di quattro centimetri punteggia i cespugli a ridosso delle cabine, dove si è creato il microclima ideale alla fioritura del giglio. “Altri due boccioli stanno per aprirsi tre anni dopo la seminaâ€, conferma Livio Lovisone, gestore dello stabilimento balneare. “I bagnanti mi chiedevano perché il giglio fosse l’ultima varietà a non fiorire, visto che il papavero di mare ha ormai invaso la spiaggia insieme al finocchio selvatico e all’erba kalì che stanno dando ottimi risultati. C’è stato bisogno che i bulbi si assestassero alla perfezione e la fioritura è stata conseguente. Il giglio è certamente la pianta più simbolica dell’iniziativa: era la più diffusa prima dell’industrializzazione e ha dato il nome al progetto della Provincia e della Comunità montanaâ€.
Il giglio di mare è un arbusto semiselvatico che va bagnato una volta alla settimana bagnati. L’iniziativa di Provincia e Comunità montana ingauna ha visto il reinserimento di specie scomparse in quattro tratti costieri di particolare importanza. Nei Siti di Interesse Comunitario (Sic) di Capo Mele e Capo Noli, nella Riserva Naturale Protetta di Bergeggi e nel Parco Provinciale tra Varazze e Celle i tecnici del settore vivaistico si sono adoperati per rendere rigogliose le varietà vegetali estirpate dalle attività umane. E i risultati non si sono fatti attendere. Prima la ferrovia Genova-Ventimiglia, inaugurata nel 1875, poi il boom urbanistico di seconde case a partire da inizio anni sessanta, infine le opere di rastrellatura, setacciatura, protezione degli arenili con scogli e le opere di ripascimento hanno praticamente azzerato le piante da spiaggia.
Ha dichiarato l’assessore provinciale al turismo Carlo Scrivano: “La flora sulle spiagge contribuisce a migliorare il prodotto turistico. Si deve dare un prodotto di nicchia, bello e affidabile, per stare sul mercato. L’Oasi di Capo Mele, in questo settore, è un esempio da seguire. Con la riqualificazione del litorale vince tutto il sistema turistico savonese, perché se i servizi sono all’altezza delle aspettative, i turisti arrivanoâ€.
Il presidente Pietro Revetria ha espresso invece soddisfazione per l’operato della Comunità Montana: “Partecipiamo al progetto ‘Un fiore di spiaggia’ lanciato dalla Provincia e nel vivaio forestale di Leca abbiamo una buona quantità di piante che potranno essere fornite ai bagni marini che ne faranno richiesta e si impegnano a curarle. Del resto non si possono pensare alle spiagge come lunghe file di sdraio e ombrelloni, perché la flora da spiaggia, in passato, forniva anche le occasioni giuste per divertirsiâ€.
Paolo Genta ha ricordato i cardini del programma attivato nel 2002: “Un Fiore di Spiaggia prosegue e si propone principalmente di recuperare le specie vegetali autoctone e reinserirle sull’arenile. Ma il progetto di ripristino passa necessariamente attraverso il coinvolgimento degli operatori balneari, perché migliorando la qualità dell’ambiente, si migliora anche quella del turismoâ€. In tre anni, trenta operatori turistici savonesi hanno aderito al progetto, che si svolge con il supporto scientifico e didattico dell’Università degli Studi di Genova e col sostegno delle Guardie Ecologiche Volontarie. Queste le specie floreali tipiche della costa savonese: il Pancratium maritimum (giglio di mare), l’Asphodelus fistolosus, la Cakile maritima, il Crithmum maritimum, il Glaucium flavum Crantz, il Lagurus ovatus (Piumino o coda di lepre), la Lobularia maritima (nota per i semi dal sapore piccante) e la Salsola kali.