Pietra L. E’ iniziato giovedì 31 agosto, presso la sede ISFORCOOP di Savona, il primo corso di aggiornamento per infermieri extra U.E. che già lavorano in strutture sanitarie pubbliche e private della Provincia di Savona e zone limitrofe. Il corso, che prevede 7 giornate formative di 7 ore ciascuna e terminerà  a metà ottobre, è stato organizzato dal Collegio Infermieri (IP.AS.VI) della Provincia di Savona e dalla Cooperativa Sociale “il Faggio” con il patrocinio dell’Azienda Ospedaliera “Ospedale Santa Corona” di Pietra Ligure per facilitare l’inserimento lavorativo degli infermieri provenienti dai Paesi extra U.E. L’obiettivo del progetto, che si vorrebbe mantenere nel tempo e che è stato ben accolto dalla Direzione Generale della struttura Sanitaria di Pietra, è quello di facilitare l’inserimento degli operatori sanitari provenienti da altri paesi orientandone il percorso formativo verso un miglior utilizzo della lingua italiana parlata e scritta ed un appropriato utilizzo della terminologia scientifica e delle conoscenze di base dell’assistenza infermieristica. “Secondo la Federazione Nazionale Ipasvi nel nostro Paese, oltre ai 326 mila attivi, mancano altri 40-60 mila infermieri, senza contare il fabbisogno che nasce dall’assistenza domiciliare. Sull’altro versante, i neolaureati in scienze infermieristiche sono appena 9 mila l’anno, con un ricambio fisiologico di 13-14mila unità . Perciò le richieste di infermieri stranieri da parte di strutture sanitarie pubbliche e private diventano ogni giorno più pressanti anche perché la corsia preferenziale assegnata dalla legge Bossi Fini agli infermieri immigrati (sono, infatti, esclusi dalle quote annuali) li rende professionalmente molto “interessanti” ” spiega Massimo Bona, Presidente del Collegio Infermieri della Provincia di Savona. Ma, a differenza degli infermieri della U.E, quelli extra U.E. devono seguire un iter ben preciso per potersi inserire sul mercato del lavoro. Si inizia con il riconoscimento del titolo da parte del Ministero della Salute e, solo successivamente, si procede con l’iscrizione all’Albo professionale presso il Collegio Ipasvi del luogo di domicilio o di lavoro. L’iscrizione è però subordinata, ai sensi della circolare del M.d.S. 1999 – On. Bindi, al superamento di due esami: uno di lingua italiana (competenza di un professore incaricato dal Ministero della Pubblica istruzione) e uno di deontologia e leggi professionali (competenza del Collegio professionale. Gli infermieri che ad oggi hanno ottenuto il riconoscimento e che sono iscritti all’albo provinciale dell’Ordine Ipasvi di Savona, sono 140 e vengono da Romania, Polonia, Albania, Ungheria, Argentina e India.
 continua Massimo Bona.
“Diverse le aree tematiche e gli obiettivi formativi che il corso si prefigge:
– Favorire l’integrazione fra professionisti infermieri di culture diverse e promuovere il dialogo e la collaborazione fra infermieri italiani e stranieri, attraverso un adeguato utilizzo della lingua italiana parlata e scritta e un appropriato uso della corretta terminologia scientifica;
– utilizzare un linguaggio comune per la compilazione della documentazione sanitaria;
– descrivere i principali aspetti delle norme professionali e legislative indispensabili per il corretto e responsabile esercizio della professione infermieristica;
– rivedere gli elementi professionali di base indispensabili ad una corretta vantazione dei bisogni espressi ed inespressi dell’utente e della sua famiglia;
– discutere i principi fondamentali dell’etica e della deontologia professionale in riferimento alle principali problematiche assistenziali;
– individuare i concetti di base di igiene, i criteri attraverso i quali mantenere la salubrità dell’ambiente e i concetti generali che stanno alla base della sicurezza e della salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro;
– descrivere i principi che regolano il rapporto di lavoro (diritti, responsabilità , doveri…)
L’obiettivo finale è dunque quello di confermare e migliorare le competenze e le capacità professionali possedute dai colleghi stranieri. Sul mercato del lavoro, la migliore integrazione possibile degli operatori sanitari provenienti da realtà extranazionali può senza dubbio essere molto utile per migliorare l’incontro tra domanda ed offerta. Così facendo il sistema sanitario italiano può attingere le risorse umane necessarie a garantire continuità assistenziale anche da fonti diverse dalle abituali, con le dovute garanzie di sicurezza ed accettabilità delle prestazioni erogate all’utenza. “