Ponente. Il maltempo è tornato a flagellare il ponente ligure, dove il nuovo nubifragio ha provocato numerosi allagamenti in garage e scantinati, ma anche non pochi problemi per il traffico. La situazione più drammatica si è registrata ad Albenga: qui nel pomeriggio di ieri via del Cristo, la strada di collegamento tra il centro abitato e la frazione di Leca, è stata chiusa al traffico, l’Aurelia e la provinciale 582 per Cisano sul Neva sono finite nel caos, viale Pontelungo è stato invaso da estesi allagamenti. Una decina di extracomunitari è stata evacuata da alcune baracche in viale dell’Agricoltura. Il lavoro dei vigili del fuoco di Albenga è stato frenetico, ma si è reso necessario l’aiuto dei colleghi da Savona e Imperia intervenuti per sopperire alle carenze di organico. La viabilità in alcune zone è andata in tilt. I pedoni sono stati costretti a guadare pozzanghere profonde sino a cinquanta centimetri, mentre alcune automobili si sono incastrate nelle cunette. Intorno alle 18 un autobus è rimasto fermo in un’enorme pozza d’acqua tra regione San Giorgio e regione Pratogrande. La frazione Castelli di Garlenda è rimasta isolata. Ad Alassio un tratto di cornicione in via Ferreri ha ceduto sotto i colpi della pioggia, mentre alle 18,30 è stato transennato un tratto di strada che conduce dall’Aurelia alla ferrovia. Ad Andora il torrente Merula si è ingrossato pericolosamente, scendendo sotto il livello di guardia solo in serata; la polizia municipale ha interdetto al transito alcuni ponti a monte di Molino Nuovo. L’autostrada A10 tra Albenga e Andora ha ovviamente risentito dei fenomeni temporaleschi: è stata chiusta per qualche tempo nel tardo pomeriggio per essere riaperta alle 19 con gli agenti della stradale di Imperia Ovest a sorvegliare che il traffico procedesse con prudenza, al di sotto degli 80 chilometri all’ora. Anche questa volta i danni all’economia ingauna, secondo le prime stime, appaiono significativi. Sul piede di guerra la Confederazione Italiana Agricoltori presieduta da Aldo Alberto, che ha visto i suoi terreni di San Giorgio ricoprirsi di un metro d’acqua: i contadini albenganesi tornano a chiedersi le ragioni dello straripamento dei canali a soli quaranta giorni dall’ultima alluvione e annunciano proteste.