Liguria. 2420 milioni di euro l’imponibile evaso a causa del lavoro irregolare, 1170 milioni di euro l’evasione d’imposta a causa del lavoro nero, 744 euro di imposte evase per ogni singolo residente, questi i dati per la Liguria dallo studio svolto dalla Cgia di Mestre sull’economia sommersa in Italia relativo all’anno 2003. Un giro d’affari che sfiora addirittura i 100 miliardi di euro all’anno, questa la cifra che corrisponde all’imponibile evaso al fisco da addebitare all’economia sommersa legata al lavoro nero presente in Italia. Un lavoro nero, secondo la Cgia di Mestre, che ‘recluta’ in Italia quasi 3.238.000 unità di lavoro standard. L’elaborazione della Cgia, accanto all’imponibile del ‘non dichiarato’, evidenzia anche la somma dell’ammanco nelle casse dello Stato in termini di imposte. E così oltre 99 miliardi e mezzo di euro ‘non dichiarati’ si traducono in 48 miliardi e 145 milioni di euro di mancato gettito di imposte e contributi. Un totale che suddiviso per ciascun residente della penisola equivale a 840 euro. A detenere il primato dell’evasione, secondo gli esperti della Cgia di Mestre, è la Campania, con una cifra che arriva a 12 miliardi 904 milioni di euro. Seguono: la Sicilia (12 miliardi 243 milioni di euro), il Lazio (10 miliardi 333 milioni) e la Lombardia (10 miliardi 35 milioni di euro). In coda alla classifica fatta dalla Cgia ci sono: la Valle d’Aosta (274 milioni di euro); il Molise (686 milioni di euro) e la Basilicata (un miliardo 239 milioni di euro). Tra i peggiori e i ‘migliori’ della graduatoria poi ci sono le regioni ‘di mezzo’ e la cui evasione sta nell’ordine dei 5 miliardi di euro. A questo gruppo appartengono Toscana, Emilia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. La Cgia di Mestre ha poi suddiviso per regione le cifre del mancato gettito di imposte ritorna il record del Sud. Chi dovrebbe dare di più al fisco è la Campania con un totale di imposte evase pari a 6 miliardi 241 milioni di euro. Il secondo posto spetta alla Sicilia (5 miliardi 921 milioni di euro), il terzo al Lazio (quasi cinque miliardi di euro) e il quarto alla Lombardia (con 4 miliardi 853 milioni di euro di tasse non pagate. Ma l’elaborazione dell’associazione mestrina non si ferma al peso del lavoro nero per le casse dello Stato su base regionale. Gli esperti della Cgia di Mestre hanno infatti calcolato anche quanto pesa su ciascun residente il totale delle imposte non versate allo Stato dai cosiddetti lavoratori in nero. A ‘vincere’ stavolta sono i calabresi. Il totale delle imposte che non arrivano allo Stato per colpa del lavoro nero spalmate sulla popolazione calabrese danno come risultato 1.500 euro. Ogni calabrese praticamente avrebbe un debito fiscale con lo Stato di 1.500 euro. Seguono i siciliani (1.191 euro), i valdostani (1.095 euro), i campani (1.090), i pugliesi (1.036 euro), i molisani (1.033 euro) e i lucani (1.004). Ultimi della fila i lombardi (533 euro), preceduti dai veneti (619 euro), dai piemontesi (651 euro), dagli emiliani (651 euro) e dai toscani (691 euro). “Di fronte a questi dati – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – il Governo Prodi dovrebbe intervenire in maniera incisiva su questa grave piaga economica che presenta grossi risvolti negativi anche nel campo sociale. Invece, poco o nulla si fa per combattere il sommerso, mentre si tende ad inasprisce la pressione fiscale su quegli operatori economici che già sono conosciuti al fisco”.