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Articolo n° 4693 del 08 Novembre 2006 delle ore 06:56

La Rivoluzione ungherese del ’56: se ne parla a Finale

Finale Ligure. A cinquant’anni dalla Rivoluzione ungherese, che durò dal 23 ottobre al 10-11 novembre del 1956, il Comune di Finale organizza nell’Auditorium di Santa Caterina una serie di incontri per discutere di quell’evento e per analizzare, attraverso la letteratura, la musica e il cinema, aspetti della vita e della cultura dell’Ungheria. Le “Giornate Ungheresi” prenderanno il via domenica 12 novembre, alle 16,30, con Tomaso Kemeny, nato a Budapest nel ’38, ordinario di letteratura inglese presso l’università di Pavia, poeta e drammaturgo incluso dal Comune di Milano fra i fondatori della «Casa della poesia», che parlerà dell’amore e della libertà nella letteratura ungherese. Venerdì 17 si proseguirà con un dibattito sulla Rivoluzione del ’56 e domenica 26 con la proiezione del film “Il recinto”. Dal 12 al 17 novembre sarà possibile visitare in Santa Caterina la mostra fotografica “Speranza di libertà”. Relatori dell’incontro di venerdì 17 saranno il Console Generale Onorario d’Ungheria, Lajos Pintér, e il presidente dell’associazione culturale Liguria-Ungheria, Erminio Raiteri. Interverrà anche Tamàs Korsòs, Console Generale d’Ungheria.  Alcuni brani musicali di Listz saranno eseguiti da Fulvio Bianchi (pianoforte) e Giorgio Pialoga (basso). “Le Giornate Ungheresi, organizzate con la collaborazione dell’Università delle Tre Età, nascono da una proposta di Irene Sinko, ungherese che da tempo vive in Italia, per l’esattezza a Magliolo, che ha dato un contributo decisivo ed appassionato alla loro ideazione e progettazione”, dice il direttore della Biblioteca Finalese, Flavio Menardi. Aggiunge l’assessore alla cultura, Nicola Viassolo: “Abbiamo accolto volentieri la sollecitazione della signora Sinko. Grazie all’impegno della Biblioteca e dell’Unitre, siamo riusciti ad organizzare una manifestazione che permette di poter riconsiderare in maniera serena e obiettiva un momento storico che ha segnato il secolo appena trascorso”.


» F. Lammardo

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