Cengio. Operavano a stretto contatto con i bambini i tre arrestati dell’inchiesta contro la pedofilia e la prostituzione minorile condotta dal Nucleo Investigativo Telematico interforze della Procura della Repubblica di Siracusa. Uno dei tre è un massaggiatore sportivo del settore “pulcini”: M.G., 43 anni, operaio di Cengio. L’uomo è stato arrestato alcuni giorni fa dai carabinieri di Cairo e si trova agli arresti domiciliari, in attesa di essere interrogato martedì prossimo in tribunale a Savona. Nel suo computer gli investigatori hanno trovato numerose immagini pedopornografiche scaricate da internet o raccolte attraverso un circuito di “appassionati” del genere. Sposato, con due figli, M.G. gravitava sino a qualche tempo fa intorno all’Unione Sportiva Cengio, ma secondo gli inquirenti non ci sarebbero correlazioni tra la sua attività nella squadra dei “pulcini” e le foto pedopornografiche ritrovate nel suo pc, che appunto non sarebbero state scattate direttamente ai bambini dallo stesso massaggiatore. L’operazione, denominata “Vicino ai bambini”, è scattata tra la Lombardia, il Piemonte e la Liguria dopo la denuncia di Telefono Arcobaleno, l’associazione che da anni si occupa della tutela dei diritti dell’infanzia. Oggi, tra l’altro, sono stati presentati i dati del rapporto Eurispes e di Telefono Azzurro sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, stando ai quali un bimbo su quattro fra i 7 e gli 11 anni dice di essersi imbattuto in immagini sul web che lo hanno infastidito. Il 20,5% dichiara addirittura di esser stato molestato in chat da persone adulte. Secondo il rapporto le aree più a rischio sono le Isole (40,8%) e il Nord-est (39%). Le indagini sfociate nei tre arresti si sono avvalse della collaborazione di un “pentito”, che ha fornito informazioni definite “determinanti” per smantellare la rete di pedofili. Gli investigatori hanno compiuto anche numerose perquisizioni nelle abitazione di altri nove indagati. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Siracusa Giuseppe Toscano e dai sostituti Antonio Nicastro e Manuela Cavallo, è stata avviata dopo la scoperta di un sito internet nel quale gli indagati si scambiavano foto e filmati a contenuto pedofilo. Intercettazioni telefoniche e pedinamenti avrebbero poi accertato anche la presenza dell’organizzazione che promuoveva contatti con minorenni sia italiani che stranieri, a volte anche a pagamento. Nei numerosi dialoghi intercettati alcuni degli indagati fanno riferimento al loro lavoro, scelto proprio in funzione della costante ricerca di un contatto con i bambini. Gli inquirenti hanno sottolineato che “il dato significativo di questa operazione è che un’indagine telematica, e quindi
virtuale, abbia poi condotto alla scoperta di incontri a pagamento con minori”. Un segno tangibile, a giudizio degli investigatori, “dell’elevato livello di pericolosità sociale
di quei soggetti che attraverso la rete internet divulgano e scambiano materiale pedopornografico”. Il presidente di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena, in un comunicato sottolinea come l’operazione “fa emergere con drammatica evidenza che, anche su internet, lo sfruttamento sessuale dei bambini non è cosa virtuale, ma è drammatica realtà “.