Di fronte a quella che potremmo chiamare “l’emergenza del branco” che hacome l’aumento minaccioso ed apparentemente incontrollabile dei casi di abuso e di violenza perpetrati da giovani riuniti in gruppo che fanno sfoggio di superiorità e spavalderia, di irresponsabilità e di senso di godere di incolumità , la società e le istituzioni restano attonite perché scoprono quello che gli specialisti hanno annunciato da molto tempo.
Da anni anche noi parliamo di disturbi dello sviluppo psico-affettivo nei bambini e nei giovani, dirette conseguenze di difficoltà nell’elaborazione di programmi adeguati di attenzione, di sostegno, di educazione, di riabilitazione e di cura.
Le Istituzioni sono ora chiamate a elaborare interventi a favore delle famiglie, delle istituzioni scolastiche, dell’università , degli istituti di formazione professionale, per ricreare quelle basi ulturali, psicologiche e psicodinamiche capaci di cambiare profondamente la tendenza minacciosa.
L’emergenza é oggi frutto della mancanza di previsione, ma anche di incapacità a riconoscere gli errori dovuti ad una organizzazione socio-culturale dominata per tanti anni da preconcetti:
-       la superiorità della razionalità per organizzare forme di sviluppo personali e sociali adeguate per affrontare la complessità e la conflittualità della società post-moderna;
-       la certezza che basta sviluppare la “società del benessere” per renderla anche giusta, pura, valida, efficiente e compartecipativi;
-       la convinzione che un modello pragmatico può far dimenticare le ideologie e le spinte personali verso forme di organizzazione regressive, basate cioè sull’egocentrismo e sull’onnipotenza;
-       l’idea che una società può tranquillamente accettare e dare spazio ai “diversi” (che, per altro, chiedono di essere riconosciuti ed accettati in un regime di uguaglianza, di tolleranza e di pari opportunità ) senza, al contrario, prevedere modelli integrativi capaci, non di annullare o mistificare le diseguaglianze, ma di creare un background di rispetto comune,
nei limiti di norme accettate e condivise che possono portare alla crescita psico-affettiva e psico-sociale di tutti i componenti.
Spesso si è posto il dito sulla piaga dei gruppi che si ritengono “borderline” e che alzano la voce reclamando i loro diritti, senza però far sorgere la domanda se non sia il caso di prevedere una società non solo accogliente, ma anche capace di risolvere il problema che è sicuramente legato a difficoltà di sviluppo integrativo.
La chiusura mentale di fronte ai problemi posti da una società ultra-tecnologica e frustrante ha portato alla formazione di quello che abbiamo indicato come “società borderline” ed ora ci troviamo a dover affrontare l’emergenza determinata dal fatto che la mancanza di regole ha portato a dover subire “le regole del branco”, di giovani cioè che si alleano e si uniscono per salvaguardare i più regressivi principi di egocentrismo e di onnipotenza.
La situazione richiede interventi non tradizionali (hanno fallito già con la tossicodipendenza e con le altre calamità giovanili), che, al contrario, devono puntare sulla formazione, l’educazione, la pratica che mira allo sviluppo psico-affettivo .
- L’organizzazione politico-amministrativa istituzionale della Regione Liguria deve farsi carico di questa situazione promovendo una formazione adeguata di:
-Â i componenti delle famiglie che devono rendersi conto che bisogna intervenire modulando lo sviluppo psico-affettivo dei ragazzi e non solamente dare loro comprensione ed affetto;
- la scuola, in tutti i suoi livelli (nido, materna, asilo, elementare, media, superiore, università ) perché bisogna tenere sempre sotto controllo le possibili difficoltà nello sviluppo, in intoppi, i blocchi ed anche le paure che sorgono prima di entrare nel mondo del lavoro;
- gli operatori dei centri deputati al recupero, alla riabilitazione ed alla terapia (medici, psicologi, psicoterapeuti, educatori, riabilitatori, ecc.) perché spetta loro, nel maggior numero dei casi, affrontare la parte più difficile e scabrosa che è quella di dover risolvere problemi che ormai sono scappati dalla rete educativo-formativa.
- le persone che operano nelle organizzazioni di volontariato per il recupero, l’appoggio psicologico, la prevenzione, l’assistenza, ecc. perché devono agire da filtro e partecipare alla diffusione capillare del tema della prevenzione ed a far capire che, di fronte a questi problemi che attanagliano e angosciano la società , non bisogna più perdere tempo.
Carlo Tonarelli
Responsabile Sanità dei Verdi della Regione Liguria