Altare. In occasione dei 150 anni dalla fondazione della S.A.V., la Società Artistico Vetraria, costituita ad Altare il 24 dicembre 1856, il Comune di Altare e l’Istituto per lo Studio del Vetro e dell’Arte Vetraria, in collaborazione con la Legacoop e la Confcooperative, organizzano per venerdì 15 dicembre una serie di celebrazioni con il seguente programma: Altare, Villa Rosa – ore 9,30/13,30 “Altare 1856-2006. Cooperare per produrre, la cooperazione come moderno strumento di promozione economica e sociale”; Altare, Villa Rosa – ore 15,30 – “Testimonianze” , Moderatore: Aldo Saroldi, Relatori: Maria Brondi, Anselmo Mallarini, Gino Bormioli; Altare, Villa Rosa – ore 21 Concerto di Natale Ensemble vocale strumentale Magikanti. Si seguiti alcune note storiche sulla società artistico vetraria altarese: “L’Avv. Pietro Lodi divenne il primo tesoriere della Società Artistico Vetraria e in una lettera ai suoi figli così narrava la fondazione della Società : “La sera stessa in cui si doveva, nella vicina Parrocchia, celebrarsi a mezzanotte il mistero dell’umana redenzione, in quello stesso momento firmavasi nelle sale di vostro zio l’atto della redenzione dell’Arte Vitrea, e non saprei descrivere l’entusiasmo e le espansioni di quel momento. Tutti mi volevano, mi stringevano la mano e mi abbracciavano chiamandomi il loro liberatore, il loro benefattore, il loro padre. Non si poteva ideare cosa più bella. La Provvidenza farà il resto.†La sala dove fu firmato l’atto costitutivo della Società , proprietà di Vincenzo Bordoni, detto Sanchillot, per le battaglie combattute per l’indipendenza dei vetrai, si trova in via XXIV Dicembre e vi fu posta una lapide con la seguente epigrafe. “FRA QUESTE MURA O FIDI DELL’ARTE,ONORE E VITA DELLA PATRIA, LA VOCE ARDITA DI UN CESIO VI CHIAMO’ ALLA RISCOSSA, UN GRAN PATTO SOCIALE FU SANCITO FRA VOI IL 24 DICEMBRE 1856, QUESTO GIORNO SIA DI IMPERITURA MEMORIAâ€. Il motto di allora fu “unione e forza“. Il lavoro iniziò nella fornace Lodi nel Marzo del 1857. La prima “messa del fuoco†andò benissimo. L’entusiasmo era grande. Il Comitato si pose il problema di attivare la fornace Bormioli, ubicata, credo, dove si trova attualmente la Società Artistico Vetraria. La Società disponeva allora del modesto capitale di 14600 lire insufficiente ad affrontare tutti gli impegni. Di valido aiuto fu Luigi Grenni, socio capace e appassionato, ma soprattutto disinteressato, che divenne il primo Direttore della Vetreria. Altro aiuto venne da Francesco Sbarbaro di Savona che fornì a credito ferramenta, refrattari, rottame di vetro ed altro. Nel primo anno di attività si produssero manufatti per 104000 lire. I prodotti più significativi figuravano in una esposizione industriale a Savona e furono premiati con medaglia di rame. Altare cominciava a godere di un cero benessere e gli artieri, fiduciosi nella loro istituzione, si assoggettavano ai sacrifici pecuniari necessari al progresso della stessa. Ma il Governo credette di trovare in questa Associazione qualcosa in contrasto con le Istituzioni nazionali e pertanto l’Intendenza Politica di Savona ordinò una inchiesta per appurare il carattere di questa associazione. Dopo quattro mesi di paure, pesava sulla Società la minaccia di scioglimento. Grazie all’intervento della Camera di Commercio e di persone influenti, alle quali si era fatto ricorso, la minaccia fu sventata e si “tollerò†che gli artisti vetrai di Altare si mantenessero in Società per la fabbricazione dei vetri. Questo fu il primo premio ricevuto in cambio delle lotte e dei sacrifici fatti e per aver creato una industria dal carattere innovativo. L’ultimo lo ebbe quando fu costretta alla chiusura perchè furono negati gli aiuti finanziari necessari alla sopravvivenza. Si spense con 700 milioni di crediti che non gli si permisero di monetizzare e 600 milioni di merce a magazzino. Dal fallimento l’azienda fu rilevata per la miseria di 700 milioni. La Società era diretta da un Consiglio di Amministrazione, eletto dall’Assemblea dei Soci, che nominava un suo Presidente. Fra i Consiglieri venivano scelti due membri che con il Presidente, due Vice Presidenti ed il Segretario costituivano il Comitato Esecutivo, organismo più snello che provvedeva alle cose urgenti riferendo poi al Consiglio.
I Soci, nella veste di lavoratori, venivano rappresentati presso la Direzione dell’azienda, nella Commissione del Lavoro che si riuniva ogni venerdì, ed era composta dal Presidente del Consiglio, da un Vice Presidente, dal Direttore tecnico, da un rappresentante dell’Ufficio Commerciale e da due Commissari che curavano gli interessi diretti degli artieri vetrai. In queste sedute veniva distribuito il lavoro nelle “piazze†a seconda dell’abilità e dell’anzianità dei maestri. La stesura scritta veniva chiamata “Spartito†e vi si stabilivano i “cottimi†e gli articoli da eseguire nella settimana successiva. Si discutevano, inoltre, i reclami dei vetrai, che per motivi indipendenti dalla loro volontà , non potevano raggiungere i livelli massimi di produzione, si giudicava sulle insorgenti controversie tra i lavoratori per quanto concerneva il posto nelle “piazzeâ€, come già accennato, tenendo conto dell’abilità e dell’anzianità . I vetrai altaresi continuarono a progredire migliorando i loro prodotti tanto che all’Esposizione Industriale di Torino del 1858 furono premiati con medaglia d’argento. Furono sperimentate nuove tecniche di lavorazione per la produzione di articoli pregiati, fino allora trascurati, per procurare lavoro a tutti i maestri vetrai. La Società Artistico Vetraria era ormai ben avviata verso un programma industriale, quando venne sancito, nel 1863, il “Trattato Commerciale per lo scambio dei prodotti con la Franciaâ€, che sembrava ispirato a teorie di libero mercato, in realtà mirava ad abolire il protezionismo per noi, aumentando quello a favore degli stati vicini. La Francia, in particolare, favorita dall’abbondanza di materie prime di ottima qualità atte alla produzione del vetro bianco, dalle sabbie pure a basso contenuto ferroso ai refrattari ed al carbon fossile, era in grado di produrre a costi molto più bassi mettendo in crisi le vetrerie italiane. Diverse fornaci, sparse nelle varie città italiane per opera di altaresi, cessarono la loro attività . La SAV, che per sopravvivere, si era dedicata alla produzione dei tubi da lume, si vide preclusa anche questa produzione dal “Trattato Commerciale del 1867 “ stabilito con l’Austria. L’anno 1870 fu uno dei più tristi per la Società tanto che si pensò di migrare in massa all’estero. Ma i vetrai, incoraggiati dal farmacista Mariano Brondi, degno successore del dott. Cesio, si imposero nuovi sacrifici, si deliberò una nuova emissione di Azioni mediante trattenuta sulla mercede. La situazione cominciò a migliorare e nel 1871, all’Esposizione di Milano, la Società fu nuovamente premiata. Si è più volte ripetuto, all’epoca che “la conservazione dell’arte vetraria italiana, sezione vetro bianco, il progresso in essa contenuto, devesi all’Associazione Vetraria di Altare, alla sua indole, al suo scopo.†Nel 1872 viene fondata una Società di mutuo soccorso che assunse il nome di “Società per la mutua assicurazione delle pensioni ai vecchi vetrai altaresiâ€, modificata nel tempo, erogò ai Soci, all’atto della cessazione del lavoro una pensione mensile. Successivamente fu costituita una Mutua che sostenne i vetrai in malattia. Penso che siano stati i primi esempi di previdenza in Italia. Tutto questo fu celebrato il 10 Settembre del 1882 nella “Festa del lavoro e della previdenza†alla quale parteciparono le massime autorità della provincia e l’eminente economista On. Luigi Luzzati, Ministro del Regno poi Capo del Governo nel 1910 che dedicò alla Società Artistico Vetraria un famoso studio apparso sulla rivista “La Nuova Antologiaâ€. La Società Artistico Vetraria nei suoi 122 anni di vita è stata fonte di lavoro per generazioni di altaresi, facendo di Altare il primo paese industrializzato della Valle Bormida. In essa si svolsero le lavorazioni più eterogenee e per questo i maestri vetrai ricevevano una istruzione professionale naturale e completa tanto da essere richiesti e apprezzati nelle vetrerie italiane ed estere. Dopo la seconda guerra mondiale fu trasformata in industria meccanizzata rinunciando lentamente alle lavorazioni artigianali e per questo perse il suo capitale umano, che non fu integrato da quello finanziario, necessario al buon funzionamento di una Azienda che per reperire fondi poteva offrire in garanzia solo i 18 milioni di capitale sociale ed un immobile obsoleto. La sua conduzione collegiale, a carattere quasi familiare, fu ispirata a principi di solidarietà , e non solo verso i soci. Non mancarono le lotte, sia all’interno che all’esterno, come in ogni attività dell’uomo, ma nei momenti critici emergeva sempre l’unione. Sempre partecipe delle iniziative paesane, la Società favorì lo sviluppo di attività culturali e ricreative che distinsero Altare tra tutti i paesi della Val Bormida. Nell’ultimo periodo della sua travagliata esistenza furono pensate tutte le soluzioni per giungere ad un radicale rinnovamento, compreso il trasferimento in Isola Grande, oggi zona industriale, sempre impedite dalla mancanza di adeguati finanziamenti. Si è sciolta il 28 Aprile 1978. “Nessuno†ha voluto salvare questa storica istituzione che tanto ha fatto per diffondere l’arte del vetro e per l’economia del paese”.
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