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Articolo n° 5712 del 12 Dicembre 2006 delle ore 08:07

Verso l’istituto di scienze religiose a Savona

Savona. E se anche a Savona nascesse un Istituto superiore di scienze religiose, la scuola in cui vengono solitamente formati gli insegnanti di religione e coloro che hanno interesse ad approfondire gli studi teologici? L’ipotesi comincia a prendere corpo in diocesi, dopo che i vescovi liguri, in una recente riunione, ne hanno discusso e il Consiglio presbiterale ha dato il suo assenso di massima. Non si tratterebbe, ha precisato il vescovo Domenico Calcagno, di dare vita ad un istituto autonomo ma di avviare il corso triennale di primo livello in coordinamento con gli istituti già esistenti ad Albenga (dove la metà degli iscritti proviene da Savona) e di Ventimiglia. Il tutto sotto l’egida della Facoltà teologica di Genova e della “casa madre”, la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano, alle quali tutti gli istituti di scienze religiose, secondo il parere dei vescovi liguri, devono fare riferimento. Due i passi iniziali per verificare la possibilità di far nascere questa scuola a Savona: un confronto con don Franco Giulio Brambilla, rettore della Facoltà teologica milanese, che ha caldeggiato l’iniziativa, e un primo abboccamento con i vescovi di Albenga-Imperia e Ventimiglia-Sanremo per mettere sulla carta alcune ipotesi di lavoro.
In Consiglio presbiterale la proposta dell’istituto di scienze religiose (Issr) è affiorata dalla discussione sui passi concreti che la diocesi di Savona-Noli potrebbe fare dopo il Convegno ecclesiale nazionale di Verona. Ha relazionato sull’argomento il delegato diocesano don Giovanni Lupino, che ha insistito sull’urgenza “di un impegno più forte del laicato sul fronte politico ed economico, possibile solo se a monte si sia curata un’adeguata formazione in tal senso, sfruttando le risorse che già esistono”. Secondo don Lupino, in particolare, “è da ripensare la formazione teologica tout court, a partire dalle Facoltà di teologia, per realizzare come comunità cristiana progetti di alto profilo riguardanti i preti e i laici: catechisti, insegnanti di religione, operatori pastorali. Al centro di questo progetto dev’esserci un forte radicamento nella parola di Dio, da realizzarsi anzitutto nella chiesa ed al di fuori di qualsiasi forma di collateralismo politico”.
I successivi interventi hanno ribadito le stesse convinzioni valutando positivamente il progetto dell’Issr per le ricadute che potrebbe avere anche nella base ecclesiale e nelle parrocchie. “L’esigenza di formazione sociale e politica dei laici è urgente – è stato detto – e bisogna investirvi più risorse, anche per superare la difficoltà di osmosi fra laici e preti su questi temi. Occorre che il progetto dell’Issr vada di pari passo con quello della riforma della Curia, su cui sta lavorando don Antonio Ferri cercando di individuare percorsi comuni fra i vari uffici”. Secondo alcuni preti, tuttavia, è necessario che ai laici che frequentano l’Issr siano date garanzie sui possibili sbocchi, anche lavorativi, “altrimenti si rischia di creare false aspettative e di bruciare delle risorse importanti. I titoli che si acquisiscono con questi corsi devono essere spendibili nel mondo laico ed accademico, dove i cristiani devono poter entrare senza complessi d’inferiorità”.


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