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Articolo n° 6564 del 15 Gennaio 2007 delle ore 07:59

Prima Messa multietnica con il vescovo

Savona. Canti in ucraino e spagnolo, processione d’ingresso secondo il rituale indiano, preghiere in tigrino, il Vangelo letto in quattro lingue. Nella chiesa savonese di sant’Andrea risuonavano le voci dei popoli che, da tempo, vivono e lavorano nella nostra città. Era la prima Messa “multietnica” che il vescovo Domenico Calcagno ha presieduto in diocesi. “Non esistono strade che si contrappongano ad altre, perché lo Spirito forma di tutti un unico popolo di Dio”, ha detto il presule nell’omelia. E davvero quest’unità era palpabile nei sorrisi e nei ringraziamenti di quanti hanno partecipato alla celebrazione. “Un giorno storico”, ha commentato il rappresentante degli ecuadoriani. Già prima della Messa la chiesa di piazza Consoli era tutto un fiorire dei canti natalizi delle ucraine che, nei loro bellissimi costumi nazionali, festeggiavano così il loro Capodanno. Non meno sgargianti di colori erano i sari delle donne indiane che hanno aperto l’Eucaristia con una suggestiva processione, e gli scialli e i veli delle donne eritree. A concelebrare col vescovo erano don Biju John, parroco indiano di Porto Vado, padre Vitaly Tarasensko, il sacerdote che segue pastoralmente la comunità ucraina di Savona, e don Antonio Ferri, parroco in Villapiana. Alla Messa erano presenti, oltre ai gruppi delle quattro comunità etniche presenti a Savona (Ecuador, Eritrea, Ucraina e India), anche persone del Perù, dello Sri Lanka e della Gran Bretagna. Suggestivi alcuni momenti del rito, come la proclamazione del Vangelo in quattro lingue (padre Vitaly, secondo l’uso orientale, lo ha cantato integralmente), le preghiere dei fedeli, la processione offertoriale che ha portato all’altare anche quattro cesti con notizie provenienti dai paesi rappresentati in chiesa, gli struggenti canti delle donne ucraine, e, alla fine del rito, la traduzione dell’omelia del vescovo nelle lingue dei vari paesi, i cui “portavoce” hanno ringraziato il vescovo per essere stato “strumento di unità”. Anche l’italiano don Ferri si è unito al coro, offrendo una breve testimonianza in portoghese della sua esperienza missionaria in Brasile.
Nell’omelia monsignor Calcagno ha sottolineato come “la promessa di Dio diventi realtà in Gesù Cristo, che porta a compimento il rapporto fra Dio e l’uomo” ed ha invitato a vivere l’incontro con lui nel segno della gioia. Commentando poi il brano di san Paolo, il vescovo ha aggiunto che “non esistono strade in contrapposizione, perché è l’unico Spirito di Dio che distribuisce a tutti i suoi doni. Il nostro convenire in questa chiesa è segno della gratitudine che vogliamo esprimere al Signore per i doni che fa alla nostra vita”.
La comunità ucraina festeggiava oggi il Capodanno e ha regalato al vescovo, in conclusione, un canto natalizio. Monsignor Calcagno ha ringraziando benedicendo tutti con la formula che si usa all’inizio dell’anno ed invitando a ripetere l’esperienza di questa celebrazione a Pentecoste. Il canto degli ecuadoriani ha concluso l’Eucaristia, che ha avuto una simpatica appendice nel rinfresco offerto a tutti dalla Migrantes diocesana.


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