[thumb:2175:r]Savona. Sul rischio di chiusura della filiale di Savona della Banca d’Italia interviene il segretario generale FISAC-CGIL Alberto Martino: “Il comunicato nazionale ufficiale sintetizza le motivazioni vere che ci spingono ad impegnarci come Camera del Lavoro per il mantenimento della filiale di Bankitalia in Savona, motivazioni che sono essenzialmente riconducibili al ruolo fondamentale esercitato da questa istituzione nel tessuto economico e sociale della provincia. Una provincia tuttora dotata di una notevole vitalità economica legata alla posizione geografica (porto e trasporti in generale) e alla struttura industriale tuttora presente. Proprio questa particolare situazione costituisce la motivazione principale per chiedere l’intervento del Prefetto, del Sindaco e della Provincia al fine di far giungere alla direzione della Banca (che è il centro decisionale effettivo) le nostre preoccupazioni.
Le proposte del Sindacato oltre al mantenimento della sede di Savona (nell’ambito della salvaguardia di alcune particolari strutture provinciali), riguardano anche, eventualmente, la ristrutturazione complessiva della presenza periferica in un’ottica di riduzione delle funzioni accompagnata però da una capillare presenza della Banca sul territorio nazionale. In ultimo – conclude Martino – , desta preoccupazione anche la mobilità che inevitabilmente verrà richiesta agli oltre venti dipendenti di Savona, sulla cui sorte al momento, manca totalmente chiarezza”.
Quando dicevo che l’essere capoluogo di Provincia per Savona non è un dato scontato non stavo scherzando. Da anni si stanno ridisegnando i confini provinciali in funzione di parametri quali lo sviluppo economico , il numero di imprese , il traffico , il peso politico rivolto al territorio , insomma un sacco di cose che a Savona stanno scemando e non certo risolte da nuovi insediamenti edilizi anche se di valore o prestigio oppure da sperati traffici diportuali. o da salvataggi di aziende con calo della tecnologia e dei posti di lòavoro E’ un campanello di allarme che spero sia avvertito. Anni fa si era fatto uno studio , mi sembra dalla FIAT , sulle nuove regioni del Nord Italia, sull’accorpamento per interessi economici e sulla economia di gestione delle strutture amministrative.