Con riferimento all’articolo dal titolo sopraccitato apparso in data odierna su Il Secolo XIX a firma Bruno Lugaro la Provincia di Savona – Settore Politiche Attive del Lavoro chiede il diritto di replica sulla stessa prima pagina e con lo stesso spazio dedicato all’argomento per precisare quanto segue:
Il titolo e l’attacco dell’articolo, nonché il taglio dello stesso sono falsi, tendenziosi e lesivi dell’immagine dell’Ente e del buon nome di chi vi lavora e presta la sua opera a favore dei cittadini della provincia, ma anche degli utenti presenti e futuri dei corsi di formazione finanziati dall’Ente. Per questo Provincia di Savona sta valutando attentamente i danni d’immagine, economici e sociali arrecati dall’articolo e dalle dichiarazioni in esso e nei riquadri contenute.
L’impreparazione e la non volontà di chiarezza sono evidenti fin dal sottotitolo in cui viene confuso addirittura il nome del centro di formazione “Varaldo†con il nome della via in cui è sito “Amendolaâ€
Il paragone con i costi della scuola pubblica non ha fondamento, in quanto l’orario giornaliero dei nostri corsi è di 8 ore mediamente, diverso dall’orario scolastico, come diversi sono i docenti (e la loro specifica e settoriale preparazione) prelevati tra i migliori professionisti nei diversi settori toccati dalla formazione in oggetto.
Fondi e direttive vincolanti per l’utilizzo dei fondi per la formazione sono forniti dalla Comunità Europea e devono essere seguiti, inoltre sia Regione Liguria che la Comunità Europea svolgono costante lavoro di controllo e monitoraggio sull’impiego dei fondi e sulla qualità e validità dei corsi attivati. La discrezionalità dell’Ente Provincia è relativa all’applicazione delle direttive al proprio territorio. Per questo il Settore Politiche Attive del Lavoro e Sociali della Provincia ha legato strettamente il proprio piano formativo ai comparti economici che sul nostro territorio offrono maggiori possibilità di lavoro e cioè turismo, servizi alla persona, edilizia proponendo anche figure professionali innovative nel doveroso tentativo di stimolare un mercato evidentemente stagnante.
L’obiettivo della formazione non è il mero “procurare lavoroâ€, per questo esistono i Centri per l’Impiego, che pur tra le mille difficoltà di un’economia in crisi, svolgono proprio questo ruolo. I compiti della formazione come prevista dal Fondo Sociale Europeo sono i seguenti: a) recuperare l’abbandono scolastico formando i giovani su materie che non competono alla scuola pubblica, non a caso si chiama spesso anche formazione professionale, b) prevenire il disagio giovanile, c) fornire competenze tecniche e relazionali nonchè fiducia in sé stessi a giovani che spesso ne sono privi per la loro giovane età e la mancanza di modelli adeguati. Ragion per cui si cerca di formarli, di istruirli su materie, competenze a loro consone e che possano facilitarli nella ricerca di un lavoro, ma anche di evitare che passino il tempo in giro a fare nulla diventando preda di facili stimoli delinquenziali. Non a caso, i migliori allievi, quelli che con maggiore facilità trovano occupazione alla fine dei corsi, sono quelli che si approcciano ai corsi stessi con voglia di imparare e non come a un noioso, ma doveroso passaggio per avere “in automatico†un lavoro. La formazione è un forte aiuto, ma non la soluzione definitiva (che non esiste al momento) del problema della disoccupazione: pensare questo, oltre che un segno di grande ottusità e miopia sarebbe come pensare che sia sufficiente parlare bene e vestirsi bene per trovare moglie (o marito). Certo queste cose sono la base, ma è evidente che da sole non bastano.
Il redattore dell’articolo – probabilmente per una piccola dimenticanza… – si è scordato di informarsi su quale sia il carico di lavoro svolto dai singoli docenti/tutor ed ha citato tra alcuni di essi noti professionisti/ex assessori savonesi come se ciò dovesse sorprendere. Crediamo che ogni genitore voglia i docenti migliori per proprio figlio, migliori non solo da un punto di vista di competenze, ma anche di gestione dell’aula ed esperienza formativa e il nostro obiettivo è proprio quello di fornire corsi efficaci con docenti preparati. Le retribuzioni, poi, sono fissate dalla Comunità Europea e non attribuite a caso o per simpatie come l’articolo lascia supporre.
In ultimo non possiamo che rimanere amareggiati ogni volta che vediamo come, per coprire un calo di interesse diffuso e fisiologico verso alcuni mezzi di comunicazione, si tenda a sensazionalizzare notizie che di sensazionale hanno solo il titolo e la assoluta parzialità ed incompletezza con cui l’informazione viene fornita. Il tutto non curandosi minimamente di quanto danno questa superficialità possa arrecare agli Enti, alle persone che vi lavorano, ma anche agli allievi in questo caso, dei corsi di formazione.
In ultimo ribadiamo che i dati relativi alla formazione, come ad ogni attività dell’Ente Provincia sono e saranno sempre pubblici ed a disposizione di chi li voglia esaminare.
Siamo anche sempre disponibili a spiegare tali dati a chiunque voglia fare una vera indagine giornalistica, ma sia anche disposto – con onestà intellettuale – a riconoscere i luoghi in cui magagne non ve ne sono e non abbia come obiettivo assoluto il titolo in prima pagina o le 100 copie vendute in più. Quest’ultimo è un modo scorretto di fare informazione (da “tabloidâ€) che danneggia soprattutto i lettori.
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La Provincia di Savona
Quindi non c’è nulla di vero… Ne siamo sicuri? Una volta che un quotidiano prova a fare un lavoro di inchiesta un po’ più approfondito delle notizie “di routine”, che non fanno male a nessuno… ecco le reazioni! Ringrazio il cronista del Secolo, che ha fatto il suo lavoro come meglio poteva, ben sapendo di toccare un nervo scoperto e di provocare reazioni come quelle che leggiamo sopra.
Perchè la Provincia lamenta un danno se le cose citate dal giornale non sono vere! L’unico danno i cronisti lo hanno dato al loro giornale che appare così non strumento di informazione la di disinformazione!