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Articolo n° 8018 del 27 Febbraio 2007 delle ore 13:15

Savona, buoni pasto: anche gli alimentaristi in stato di agitazione

[thumb:2331:r]Savona. Anche gli alimentaristi in stato di agitazione sui ticket dei buoni pasto. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha annullato in parte, con sentenza n. 572/2007, il D.P.C.M. 18 novembre 2005, in materia di regolamentazione del servizio sostitutivo di mense. Con un comunicato la FIESA Confesercenti di Savona prende posizione in merito alla sentenza del Tar del Lazio: “la sentenza del Tribunale Amministrativo produce effetti negativi e deleteri per il settore e mette in discussione l’impianto stesso del provvedimento, il suo equilibrio e il delicato meccanismo di funzionamento e richiede pertanto un nostro intervento legale di tutela delle categorie interessate. Il provvedimento che esce dalla sentenza stravolge il testo emanato dal DPCM. In particolare salta il sistema previsto all’art. 6, recante la disciplina dei criteri per l’aggiudicazione delle gare, ai sensi del quale gli appalti avrebbero dovuto essere aggiudicati mediante la valutazione sia del prezzo più basso che del progetto tecnico, dei tempi di rimborso dei buoni pasto agli esercizi convenzionati, e dunque dei termini di pagamento, che della rete distributiva degli esercizi convenzionati alfine di garantire un più adeguato servizio al consumatore. Il Tribunale non si è reso conto che il complesso meccanismo costruito con il DPCM era di assoluto vantaggio per il consumatore finale, sia in termini di costi del servizio che di qualità del servizio stesso in quanto finalizzato a far crescere e premiare la maggior offerta presente sul territorio. Ulteriori novità negative derivanti dagli effetti della sentenza riguardano la facoltà di emettere i buoni pasto anche per società con capitale inferiore a 750.000 euro senza che la stessa debba più essere certificata da una società di revisione. E’ di facile comprensione che tutto questo espone il sistema a rischi aggiuntivi e non valutabili. Altro grave effetto è la disposizione della sentenza che annulla l’obbligo della forma scritta delle convenzioni. Ne deriva che tra società di emissione ed esercizi commerciali non saranno obbligatori contratti in forma scritta, con gravi carenze sul fronte della certezza degli obblighi delle parti e delle responsabilità. Infine, sui termini di pagamento delle fatture agli esercenti la sentenza prevede che le modalità ed i termini di pagamento potranno essere concertati tra le parti, in deroga ai 45 giorni previsti dal DPCM, che rappresentava un termine entro il quale saldare il dovuto da parte delle società emettitrici che generalmente tendono a diluire e dilatare tali termini, cosa che in assenza di un termine inevitabilmente accade. L’insieme delle decisioni contenute nella sentenza appaiono, dunque, assai gravi e tali che non lasciano altra strada che all’impugnazione della sentenza presso il Consiglio di Stato, procedura che la nostra associazione ha già avviato. Tutti gli esercizi di attività alimentare che hanno regolare contratto con le aziende emettitrici dei buoni pasto, non potendo subire ulteriormente i rincari continui delle percentuali addebitate e non volendo dover scaricare tale situazione sulla clientela con aumento dei prezzi, dichiarano pertanto lo stato di agitazione della categoria che sfocerà nell’annullamento dei contratti e con il non ritiro dei “buoni pasto, se il nuovo governo non interverrà“.


» Federico De Rossi

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