Savona. E’ iniziato in questi giorni il corso di formazione organizzato dalla Caritas diocesana e dalla fondazione “Comunità servizi†per le volontarie di Casa Betania, la casa d’accoglienza per donne senza dimora che, salvo imprevisti, dovrebbe essere inaugurata entro la fine di marzo nei locali di via Guidobono a Savona. La Casa della mondialità “Madre Boninoâ€, in via Luigi Corsi, ha invece cominciato a vedere la presenza della scuola di alfabetizzazione di Migrantes e presto vedrà avviati altri progetti tra cui la Casa d’accoglienza di secondo livello per donne italiane e straniere che versano in una situazione momentanea di bisogno. Il programma prevede l’apertura di questa casa prima dell’estate. Il direttore della Caritas don Adolfo Macchioli riassume in breve le tappe che hanno portato all’apertura di due case d’accoglienza al femminile: “A novembre nel consueto appuntamento annuale, abbiamo messo la tematica femminile al centro della nostra attenzione, fermandoci ad osservare un fenomeno italiano e straniero riferito alla povertà e all’emarginazione. In Avvento abbiamo cercato di camminare insieme alle comunità parrocchiali sensibilizzando su queste tematiche, pregando insieme per questa realtà . Alcuni giorni fa abbiamo presentato al condizione della donna straniera, protagonista invisibile della nostra società , impiegata nel cuore della nostra vita quotidiana al servizio di anziani e minori, o a governare le caseâ€.
“Il nostro immaginario sulla povertà della donna immigrata – prosegue don Macchioli – si porta quasi immediatamente sulla tratta clandestina, sulla prostituzione, sullo sbarco di donne denutrite, esauste, che scendono dai gommoni con i figli in braccio. In realtà esiste un universo invisibile che è fatto di fatica quotidiana a sopravvivere nella nostra società , in preda alla flessibilità del lavoro, nella fatica di trovare alloggi, con l’ansia di veder i propri figli non sistemati o emarginati nella comunità in cui vivonoâ€.
“La debolezza della famiglia, che viene meno nella sua realtà di mutuo aiuto, di fiducia di base contro l’ansia del sopravvivere, cade ancora sulle spalle della donna: non mi sembra un caso che, quando ci sono figli di mezzo, spesso la donna tende a restare sola, per la paura di non dover far vivere ai figli il dramma di un’altra separazione. A questo si aggiunga la discriminazione sessuale sul posto di lavoro: la flessibilità del mercato del lavoro produce precariato, poca stabilità e contratti a tempo indeterminato. Alla donna che chiede un lavoro continuativo, che doni stabilità alla sua vita, viene chiesto il sacrificio della famiglia e dei figli: sono tante le porte che si chiudono quando viene chiesto alla donna quale progettualità intende mettere in attoâ€, aggiunge il sacerdote.
“Abbiamo tutelato la donna che lavora – conclude – attraverso una serie di diritti di protezione come la licenza matrimoniale, i permessi per minori, la maternità , che hanno portato ingiustamente a precludere alcuni posti di lavoro sia nel pubblico, sia nel privato. La povertà assume quindi i tratti della discriminazione: la mancanza di possibilità di lavoro si tramuta in perdita di remunerazione economica e di una carico maggiore di ansia e depressione. Fa comunque riflettere una società che conquista dei diritti ma che non è capace di metterli in pratica: una società che non investe sulla famiglia e sui figli rischia di investire su risorse esclusivamente economicheâ€.
Il secondo appuntamento del percorso formativo per neo volontarie, “Dalla solitudine al sentirsi a casa: la forza delle relazioni†è previsto sabato 31 marzo alle ore 14 presso il Seminario vescovile ed avrà come tema “Io volontaria ed il mio mondo interioreâ€. Interverrà Anna Zunino, psicologa docente all’Università di Genova. Destinatarie della formazione sono le donne che in questi mesi si sono rese disponibili a vivere un’esperienza di volontariato all’interno delle due strutture per donne in disagio che saranno aperte a breve.