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Articolo n° 8350 del 07 Marzo 2007 delle ore 12:37

E’ morto don Lorenzo Caviglia, parroco di Alpicella

Varazze. Per gli alpicellini non era solo un prete, ma l’amico di sempre e, per tanti aspetti, il simbolo del paese. Per i suoi parrocchiani delle frazioni varazzine un pastore dal cuore grande e dallo spirito evangelico. Per i sacerdoti della diocesi un vero fratello: disponibile, generoso, saggio. Sono in tanti, perciò, a piangere oggi don Lorenzo Caviglia, non appena si è diffusa la notizia della sua morte, avvenuta questa mattina all’ospedale san Paolo di Savona, dov’era ricoverato per le conseguenze di problemi cardiaci e di un’infezione. Aveva 58 anni, lascia la madre Tina. I suoi funerali, presieduti dal vescovo, si svolgeranno nella sua parrocchia d’origine, sant’Antonio abate ad Alpicella, venerdì 9 marzo alle ore 16.
Lorenzo Caviglia, nato il 4 settembre 1948 a Varazze, era diventato prete da non molti anni: fu monsignor Dante Lafranconi, prima di lasciare la diocesi di Savona, ad imporgli le mani il 31 ottobre 2001 in Cattedrale. Ma prete lo era già da prima, da tanti anni. Da quando, crescendo nella sua parrocchia di Alpicella, aveva manifestato questo desiderio al suo parroco d’allora don Gino Acciai. I tempi non erano maturi, e Lorenzo Caviglia intraprese inizialmente altre strade, lavorando per diversi anni come infermiere alla Tubi Ghisa di Cogoleto. Ma la sua collaborazione con la parrocchia non venne mai meno e s’intensifico negli ultimi anni di ministero di don Acciai, quando Lorenzo Caviglia in pratica gestiva già tanti aspetti della vita parrocchiale. Un ruolo che portò avanti, con il suo inconfondibile stile, con i sacerdoti che vennero dopo don Acciai: i salesiani don Umberto Berloffa e don Daniele Pusti, don Angelo Magnano, don Agostino Franceschi e don Roberto Fiaschi.
Pian piano il discorso vocazionale, accantonato in gioventù, si fece di nuovo largo nella sua vita (è sempre rimasto celibe) e lo spinse a chiedere il diaconato permanente ai tempi del vescovo Giulio Sanguineti. Il cammino arrivò a compimento con monsignor Dante Lafranconi, che lo ordinò diacono. Ma la sua strada non doveva fermarsi lì, e trovò il suo coronamento nell’ordinazione presbiterale, avvenuta dopo un cammino formativo compiuto con il Seminario vescovile. Poi la sua nomina a parroco delle quattro frazioni dell’entroterra varazzino: la sua Alpicella, Casanova, Faie e Pero.
In cinque anni e mezzo di ministero don Lorenzo, già molto conosciuto e stimato nella zona, ha saputo dare l’anima per la sua gente, dimostrandosi sacerdote di grande cuore e profonda umanità. Impossibile non volergli bene anche nei suoi atteggiamenti di “stondaio” ligure. Nel dicembre scorso il ricovero al san Paolo per problemi di cuore: sembrava una cosa di routine, ma le conseguenze di una piaga, degenerata in setticemia, lo hanno riportato in ospedale, prima al san Martino di Genova e poi in Valloria, dov’è mancato questa mattina. Significativo che la sua ultima presenza in parrocchia ad Alpicella sia coincisa, il 17 gennaio, con la festa patronale di sant’Antonio abate: la festa a lui più cara, come ad ogni alpicellino doc.


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