Tutte le notizie di: | archivio
Articolo n° 9474 del 07 Aprile 2007 delle ore 15:04

Un ultima cena del Giampietrino splende a Savona

[thumb:2363:r]Savona. “Città in grado di rivelare insospettabili meraviglie”, così Vittorio Sgarbi durante una visita a Savona qualche anno fa. Certamente l’esposizione, risalente ormai all’inizio di questo secolo, in quel di Brescia, della pala dipinta da Vincenzo Foppa e conservata presso l’oratorio di Santa Maria di Castello, nell’ambito della grande mostra dedicata al genio della pittura lombarda, ebbe la sua influenza, ma ora un volume edito dalla Fondazione De Mari e recentemente presentato alla stampa ci segnala come non solo relativamente a Foppa si può parlare di una forte influenza della pittura lombarda sulla produzione pittorica locale nei lustri immediatamente precedenti alla conquista definitiva della città da parte della Repubblica di Genova. Si può senz’altro affermare che i secoli tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo, quando Savona ebbe stringenti contatti con la signoria milanese dei Visconti prima, e degli Sforza poi, che praticamente vi esercitavano una sorta di “protettorato”, furono per la città i più fulgidi. Il volume della Fondazione De Mari ora ha l’indubbio pregio di farci riscoprire un capolavoro a lungo dimenticato e conosciuto solamente da un ristretto gruppo di persone, perlopiù gente consacrata a Dio, conservato presso il Seminario diocesano a Monturbano. Si tratta dell’Ultima Cena, grandioso affresco poi riportato su tavola, che orna l’ingresso del refettorio dell’istituzione ecclesiale. E’ stata dipinta da Giovan Pietro Rizzoli, lombardo, detto il Giampietrino, attivo sicuramente nel capoluogo lombardo tra il 1508 ed il 1549, ma forse anche prima in quanto su di lui vi è la quasi assoluta certezza che si trattasse di uno dei discepoli preferiti dal sommo genio toscano emigrato alla corte sforzesca. Molto probabilmente in qualità di garzone di bottega del pittore di Vinci, il Giampietrino collaborò all’opera per cui Leonardo e Milano sono universalmente conosciuti: l’Ultima cena conservata in Santa Maria delle Grazie. Questo capolavoro fu dipinto tra il 1494 ed il 1497 e, nella disposizione delle figure, si ispira alla narrazione della “coena Domini” contenuta nel Vangelo secondo Giovanni. Il Giampietrino dovette rimanere molto impressionato da questa pittura, tanto da riprodurla per ben due volte: la prima riproduzione, conservata sino al 1626 presso la Certosa di Pavia, ma probabilmente richiesta da un ricco committente della provincia lombarda, ora si trova conservata presso la National Gallery di Londra, la seconda è per l’appunto quella di Savona. Quasi sicuramente fu dipinta su commissione di una ricca famiglia cittadina prima del 1528, anno della guerra perduta con Genova e dell’inizio del declino economico-culturale cittadino, che, specularmente a quanto fatto dalla ricca committenza pavese, volle che fosse riprodotto il capolavoro leonardesco. Doveva trovarsi presso uno dei luoghi religiosi abbattuti dai genovesi per far posto all’arcigna fortezza del Priamar. Fortunatamente fu salvata attraverso la sua trasposizione su tela e, dopo varie peripezie, adesso si trova al Seminario Vescovile. Si auspica in futuro che possa essere resa fruibile anche alla gran massa dei savonesi e, perché no, dei turisti che in numero sempre crescente frequentano la città e visitano i suoi monumenti, testimonianza di una particolare floridezza di Savona nel tardo medioevo ed in epoca rinascimentale, anche grazie alla presenza della famiglia Della Rovere che diede alla Chiesa ben due Papi.


» Sergio Bagnoli

I commenti sono disabilitati.

CERCAarticoli