[thumb:2770:r:t=Luciano Pasquale]Savona. “La Cisl aveva espresso un disaccordo non nel merito della cassa integrazione, ma proprio su questioni tecniche riguardo alla turnazione e alla rotazione della stessa cassa integrazione per i lavoratori di Ferrania, credo e sono fiducioso che domani la riunione con le parti sindacali porterà a ricucire lo strappo con la Cisl”. Così il direttore dell’Unione Industriali di Savona Luciano Pasquale in merito all’incontro in programma domani che metterà attorno ad un tavolo azienda e sindacati, non solo sulla cassa integrazione ma anche sul contratto di lavoro per i dipendenti di Ferrania. Un incontro di natura sindacale, che tuttavia potrebbe riservare discussioni di merito sul rilancio produttivo dell’azienda valbormidese, con domamde precise sulle reali opportunità occupazionali della centrale a biomasse approvata dalla Regione e di progetti industriali relativi ai superconduttori, alla ricerca e alla piattaforma tecnologica. Ed è proprio di pochi minuti fa un comunicato diramato dalla segreteria provinciale di Rifondazione Comunista: “Il polo produttivo di Ferrania si avvia a diventare un sito che, stando alle dichiarazioni della proprietà , non prevedrà più di 200 addetti garantiti dalla centrale a biomasse approvata dalla Regione (la centrale a carbone a lungo proposta avrebbe portato ad una minore occupazione) – si legge nella nota – Non vi è inoltre alcuna certezza sulle prospettive future dei dipendenti. Insomma pochi e non si sa per quanto. I progetti di rilancio e i piani industriali presentati si sono concretizzati nella più vecchia e collaudata delle ricette: cassa integrazione, mobilità e taglio del personale. Lo smantellamento del polo produttivo continua, nulla è dato sapere sui progetti e sulle nuove opportunità che erano state concordate a inizio anno. Silicio, grandi conduttori, finanziamenti sulla ricerca, piattaforma tecnologica, che fine hanno fatto? Le persone si spostano, cambiano mansione, secondo logiche e strategie ben chiare miranti esclusivamente al raggiungimento dell’obiettivo della scadenza della Prodi bis, termine oltre il quale cessano anche i pochi vincoli che la nuova proprietà deve ancora rispettare. L’unico progetto che continua – conclude il comunicato di Rifondazione – è quello del ricorso agli ammortizzatori sociali che dovranno assorbire altri esuberi in un comprensorio che ormai produce solo crisi industriali e ambientali”.