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Articolo n° 9562 del 12 Aprile 2007 delle ore 07:59

Savona, domani apre i battenti Casa Betania

[thumb:1361:r]Savona. Dopo dieci anni dall’apertura della Casa di accoglienza notturna maschile apre i battenti “Casa Betania”, pensata per l’accoglienza femminile definita di “bassa soglia”: donne senza fissa dimora o che mancano di punti di riferimento familiari e sociali. La struttura resterà aperta tutti i giorni dalle 20 alle 7 e sarà gestita da volontarie, attualmente trenta, che si occuperanno dell’accoglienza e garantiranno il soddisfacimento dei bisogni primari. L’inaugurazione di Casa Betania, in via Guidobono 12 a Savona, avrà luogo venerdì 13 aprile alle ore 18 con la benedizione da parte del vescovo e un momento di fraternità. Una nuova operatrice del settore emergenza abitativa, Claudia Calabria, assumerà il ruolo di responsabile dell’accoglienza femminile. La Casa di accoglienza notturna di via Guidobono, gestita dalla fondazione diocesana Comunitàservizi, grazie ad una media settimanale di novanta ore di volontariato, ha accolto nello scorso anno 153 ospiti, di cui 73 italiani e 80 stranieri per un totale di 3019 notti. L’incremento del numero di notti offerte rispetto al 2005 (2863 notti) testimonia che la permanenza media degli ospiti tende ad aumentare. Il Centro ascolto diocesano ed i servizi della grave marginalità sono testimoni del fatto che le strutture della Fondazione sono sempre più frequentate da persone che si trovano nella condizione di “vulnerabilità” e che rischiano, se non sostenute in tempo, di scivolare verso l’esclusione sociale. Il fenomeno non esclude le donne: in passato la vita di strada sembrava essere una questione prevalentemente al maschile, ma da almeno cinque anni gli operatori del Centro ascolto diocesano, in collaborazione con i colleghi dell’osservatorio delle povertà, sono testimoni di una crescente richiesta di aiuto da parte di donne in condizione di grave marginalità, con particolare riferimento al disagio abitativo espresso in tutti i suoi livelli. “Chiaramente – spiega Marco Berbaldi, responsabile del settore emergenza abitativa della fondazione – l’apertura della Casa non ha la pretesa di risolvere il problema della grave marginalità al femminile nella nostra città, ma vuole essere un segno per sensibilizzare su un problema crescente. Il buon esito del progetto, infatti, non è certo legato al numero di posti letto offerti, quattro soltanto, quanto al numero di persone che si renderanno disponibili a condividere il proprio tempo con le donne accolte”.Intanto sarà inaugurata a breve, in via Ferrari a Vado Ligure, la nuova casa d’accoglienza che la Fondazione diocesana Comunitàservizi intende destinare a persone in disagio cronico, come gli anziani senza dimora o quanti convivono con malattie gravi. L’alloggio è suddiviso in due appartamenti per singoli e un appartamento per una coppia, e potrà ospitare uomini e donne. “Si tratta – conclude Marco Berbaldi – di un’oasi sociale che abbiamo pensato soprattutto per quelle persone che hanno poche alternative davanti a sé e che necessitano di un ambiente per così dire protetto. In pratica è una casa d’accoglienza di secondo livello, come Casa Emmaus in via Solari a Savona, ma con una prospettiva più lunga di permanenza”. In questi giorni la Fondazione sta provvedendo all’arredo della struttura.


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