Aspettiamo con ansia le iniziative legali degli esponenti dei diessini, margheriti e rinfondaroli di Celle Ligure annunciate. Noi abbiamo citato i fatti. Non è colpa nostra se loro hanno, ad esempio, letto la visura camerale ordinaria anziché quella storica della Co.For dove potevano venire a sapere che dal 1998 in avanti detta società è stata sottoposta a molteplici provvedimenti dell’A.G. in base alla normativa Antimafia. Non è colpa nostra nemmeno se loro non hanno chiesto alla Prefettura competente (Reggio Calabria) come mai la Co.For non si vedeva rilasciare dalla Prefettura la certificazione antimafia, dovendo ricorrere al Tar per ottenere i documenti relativi ad Amministratore e Direttore dei Lavori. Abbiamo poi evidenziato con chiarezza i fatti (non opinioni o interpretazioni), sulla base dei contenuti di lettere, determinazioni e delibere ed atti (tutti ufficiali e pubblici!), che mettono in luce quanto l’amministrazione comunale sia stata incline ad assecondare l’interesse particolare di privati (sia per il Rilevato Ferroviario sia per il Pennello Bouffou) e non quindi l’interesse generale e pubblico.
Che le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nell’economia, siano in atto da tempo anche in Liguria (non solo a Celle Ligure), che i piccoli comuni siano quelli più a rischio, e che il tentativo di infiltrazione delle mafie va a buon fine quando le amministrazioni non si mostrano impermeabili con procedure e gestioni rigorose e trasparenti è un dato di fatto assoluto, non una nostra opinione. Ammettere gli errori commessi, palesi quanto abnormi, in merito all’appalto del Pennello Bouffou (e quindi Co.For) e all’opera di Riuso Urbano del Rilevato Ferroviario (quindi LCI – ora Pietro Pesce spa) sarebbe una garanzia su una maggiore attenzione ed un maggior rigore nel presente e nel futuro. Cercare di negare i fatti, minacciare e parlare d’altro, non aiuta ad andare in questa direzione.
Noi non abbiamo tacciato alcuno di essere colluso o mafioso, abbiamo sottolineato responsabilità amministrative, ed abbiamo posto delle domande nette. Che la Co.For sia una società della ‘ndrangheta lo ha detto la DDA e DIA di Reggio Calabria non noi e che tale ditta si sia vista accogliere (dal Responsabile del Procedimento, Franco Zunino, e dalla Giunta di Remo Zunino) ogni variante che ha stravolto il progetto alla base del capitolato, arrivando ad un consistente incremento del compenso rispetto a quello alla base della Gara, sono fatti evidenti, inconfutabili e non nostre opinioni!
Vogliono darci, come avevano detto durate la seduta del Consiglio Comunale, delle “bastonateâ€? Vogliono fare querela perché parlando dei fatti accaduti che sono – questi – infamanti – si è lesa la l’onorabilità di chi li ha commessi? Ne prendiamo atto e se già abbiamo presentato due articolate e documentate denunce alla Procura di Savona, siamo pronti a chiedere di rispondere del reato di calunnia a quanti dovessero tentare di far passare le nostre denunce pubbliche sui fatti (documentati!) in fantasie o opinioni offensive. Quello che è offensivo è il perseverare nel tentativo di mistificare la realtà e nascondere le responsabilità di una evidente Questione Morale. Come abbiamo detto, all’indignazione per le infiltrazioni mafiose (che non significano automaticamente sinonimo di collusione) si aggiunge l’indecenza della cattiva amministrazione che nega di aver sbagliato, omettendo di applicare il principio della buona amministrazione. E’ davvero curioso che gli amministratori pubblici si sottraggano al giudizio ed alla critica dei cittadini, negando risposte nel merito e sui fatti, ma ormai sappiamo che questa è l’usanza della casta dei “politiciâ€, di primo piano o provinciali che siano! E’ infatti sintomatico il passaggio su Franco Zunino. Noi abbiamo elencato i fatti, se di molti di questi fatti responsabile del procedimento amministrativo era Franco Zunino, è colpa nostra che li abbiamo elencati o sono di esclusiva responsabilità di chi ne era responsabile? Come al solito chi sbaglia è santo e chi denuncia lo sbaglio è colpevole. Il signor avvocato ex sindaco, Sergio Aquilino chieda pure a chi vuole di verificare il nostro operato, solo due annotazioni: per prima cosa verifichi pure che ciò che facciamo è l’attuazione delle finalità ed obiettivi del nostro Statuto, registrato tra l’altro presso l’Albo della Regione, ed è sulla base di questo Statuto che facciamo parte di strutture nazionali; per seconda cosa appuri, prima di parlare, che Gian Carlo Caselli non è “capo†di alcun “coordinamentoâ€, in quanto egli svolge il ruolo di Procuratore Generale di Torino ed è uno dei “consulenti†della Presidenza di Libera.
Christian Abbondanza, presidente
Simonetta Castiglion, vice-presidente
Casa della Legalità e della Cultura onlus