[thumb:3865:r]Eccomi di ritorno dalla Sagra dei Gunbi. Per “vivere†appieno la manifestazione sono arrivato a Toirano, sempre in compagnia degli irriducibili, alle ore 18,30. L’ora giusta per ammirare in tutta tranquillità uno dei borghi più belli e caratteristici della nostra provincia e per assistere al “risveglio†domenicale della manifestazione. Vedere tutti i volontari (tantissimi) che correvano avanti e indietro per far trovare tutto pronto di lì a momenti e i vegi che rattellavan (litigavano, in senso buono) per gli ultimi ritocchi organizzativi ci ha fatto comprendere quanta passione vi sia ancora in queste sagre.
Tanti banchetti con prodotti artigianali, per la verità più manufatti che prodotti enogastronomici e comunque tanti “punti ristoro†fra i quali spiccavano i “michettin†(pane fritto) e le mille bruschette con sopra patè di olive verdi e nere, acciughe, bruss e tant’altro.
Mi hanno colpito i tanti e simpatici vecchietti che vendevano o i loro prodotti dell’orto (in modicissime quantità ) o improbabili vasetti pieni di gusti essiccati: ho visto la partecipazione di tutto il paese per questo evento.
Dopo aver girovagato per i caruggi medievali e dopo aver assaggiato l’assaggiabile, mi sono recato dalla Cucina del Marchese, nell’omonimo parco, non certo per mancanza di rispetto verso la Cucina delle Giaire, ma per mia abitudine e, sempre per abitudine, ho ordinato il mio solito stufato di asino con fagioli neri mentre ognuno dei golosastri si sbizzarriva su più o meno tutte le portate.
Peccato… un vero peccato: dopo svariati anni il mio piatto (che attendo da un anno all’altro) mi ha deluso; la carne era durissima, stoppacciosa; comunque i ravioli e il cinghiale (seppur surgelato) erano ottimi e i restanti piatti sono stati più che soddisfacenti.
Riprendendo il giro siamo arrivati agli splendidi dolcetti preparati dallo stand delgi Antichi sapori della Braia: pesche ripiene da fine del mondo, mele fritte dolcissime e… poi non ci stava più niente.
Direte: tutto bene quindi? No, e rimarrà no (per me ben inteso), fino a quando dovrò bere un rossese ghiacciato di frigo per evitare di sentire l’acidità che comunque si farà lei sentire il giorno dopo; per capirci questo rossese di certo non c’entra nulla con il mio articolo precedente. No fino a quando troverò nella quasi totalità degli stand vino bianco imbottigliato appositamente per la manifestazione o quantomeno per l’oste che non ci condirei nemmeno l’insalata. Del rosato non voglio nemmeno parlarne! Perchè ci ostiniamo a fare le cose bene a metà ? Perchè vendiamo a 10/12 euro una bottiglia di vino che non ne vale nemmeno 2 o 3 euro un bicchiere che… manco gratis? Perchè propiniamo alla gente (molti turisti) un bicchiere che gli chiarirà definitivamente il dubbio se comprare qualche bottiglia di vino ligure? Due sono le questioni: o non sappiamo fare il vino e allora non facciamolo o, come so, lo sappiamo fare, allora facciamolo assaggiare a chi probabilmente ce lo potrebbe pure comprare. Vedere nugoli di ragazzi gironzolare con una bottiglia in mano è pure coreografico (e solo pochi anni fa ero fra quelli e di certo non lo rinnego), ma possibile che su migliaia di partecipanti a queste iniziative nessuno sappia riconoscere una bottiglia di vino da una di trielina? Io sono certo che ve ne siano e questo non può che essere una cattiva pubblicità per i nostri conterranei che con sacrificio e professionalità producono vini di grande qualità . Scappo qualche giorno in Francia, nei boschi a riprendermi, e ad assaggiare vinelli che con sapienza sembrano sempre più buoni di quello che realmente sono, diavoli di francesi!
[image:3944:c:s=1:t=Gruppo di golosastri alla sagra dei Gunbi]
[image:3945:c:s=1:t=Anna Carrara, tra le organizzatrici della sagra]
Ciao Fulvietto,
Anche noi siamo stati alla sagra dei Gumbi e ti devo dire che era veramente tanto tempo che non assaporavo dell bruschette buone così…….
Per quanto riguarda i piatti tipici non siamo nenche riusciti ad avvicinarci alle casse da quanta gente c’era.
Non so se hai notato, sicuramente si, le bancarelle degli artigiani locali, tradizioni e mestieri che purtroppo stanno sparendo perchè più nessuno li vuole fare per il troppo poco guadagno, alla faccia della disoccupazione.
Ciao e a presto!
Fulvio perdonami ma non credo assolutamente che il tuo giudizio sul vino servito ai gunbi sia obbiettivo. Ritengo sia un giudizio dato in buona fede ma comunque soggettivo e , anche se comprensibilmente, ritengo che tu come alcuni altri siate caduti in un errore di valutazione di cui non vi faccio alcuna colpa. Ti spiego il perchè. Conosco personalmente il fornitore (uno dei fornitori) di vino per i gunbi e ti posso assicurare che è solitamente ottimo. Purtroppo è vero che una partita di bottiglie aveva una punta di acidità ma è altrettanto vero che nella realtà è accaduta una cosa semplicissima: una delle tante botti che è stata inbottigliata appositamente per i gunbi era stata scartata dallo stesso produttore perchè non era all’altezza e poi per errore di chi la ha imbottigliata invece è finita sui tavoli con le altre invece ottime. Comprenderai che una botte su undici inbottigliate non è come dire che tutto il vino è acidificato, diciamo che è un triste inconveniente di cui il produttore conoscendomi si è già scusato con me e credimi era il più dispiacciuto e consternato di tutti. Io noto comunque e con piacere l’altro lato della medaglia e cioè che finalmente in italia esiste ancora una sagra dove vengono forniti prodotti naturali senza conservanti o regolatori di gusto. Se avessero usato simili porcherie quella singola botte non si sarebbe acidificata, prova che è un vino sano. Ho fatto leggere il tuo commento al produttore che, si è ancora scusato e lo faccio io per lui perchè come puoi immaginare è bravo con il vino ma non con internet. Si è raccomandato di dire a tutto il gruppo del golosastro che siete invitati quando volete voi a bere un assaggio del suo vino direttamente in cantina e da una qualunque botte a vostra scelta. Più di così per dimostrare la sua buona fede non può fare. Se desiderate effettuare l’assaggio dammi il modo di contattarti che sarò ben felice di accompagnarvi. Ringrazio te e il tuo gruppo per l’ottimo lavoro di controllo da voi effettuato e ti invito a continuare su questa strada. Ciao a tutti e viva i GUNBI!!!
Henry, ti ringrazio per la precisazione e per questa comunicazione, senza la quale non avremmo potuto conoscere l’antefatto.
Molto volentieri ti lascio la mia mail fulviosantorelli@ivg.it per conoscere con altri golosastri il produttore e assaggiare il suo vino e….dissertare sul complicato e complesso tema del “Se avessero usato simili porcherie quella singola botte non si sarebbe acidificata, prova che è un vino sano”…
Nel ringraziarti per l’incoraggiamento alla nostra goliardica ma speriamo utile attività di controllo, spero di conoscerti presto e “cooptarti” fra i golosastri!
Ho letto allibito il commento datato 17 ottobre e firmato Henry. A distanza di qualche giorno non sono riuscito a trattenermi dal rispondere.
Innanzitutto non mi sembra che stia molto in piedi la storia della singola botte acida di un singolo tipo di vino, tant’è vero che gian74 e Santorelli scrivono di essersi recati alla festa in sere diverse, e che, caso vuole, in sere e stand diversi si sarebbero ritrovati al tavolo lo stesso vino della stessa botte… Mah…
Se anche così fosse, questa storia non è un’attenuante. Il produttore, in pratica, confessa che: a) non ha il pieno controllo dei suoi dipendenti durante le operazioni di confezionamento del suo vino b) non applica un sistema di tracciabilità della sue partite di vino come sarebbe, se non sbaglio, imposto dalla legge c) i suoi clienti – gli organizzatori – non hanno tolto dalla circolazione durante la festa una partita di vino “anomala”, anche perché, deduco, non essendo le bottiglie “tracciabili” la partita non era riconoscibile. O, peggio, perchè non si sono posti il problema.
Se questa fosse la verità , c’è da preoccuparsi.
E’ pesantissima anche un’altra affermazione del post di Henry: “finalmente in italia esiste ancora una sagra dove vengono forniti prodotti naturali senza conservanti o regolatori di gusto”. Dunque devo dedurre che se vado ad una sagra e bevo del vino bevibile, ci sono dentro dei conservanti (quali?) o dei regolatori di gusto (quali?)? Sono legali? Sono indicati in etichetta? Dobbiamo mobilitare i NAS? Devo essere felice, quindi, di bere un vino acido (comprato come DOC e pagato il giusto, se non di più) perché è “naturale”? Quali sono le sagre e i produttori del vino “truccato”?
Piuttosto, non raccontiamoci “musse” e cerchiamo di dirci la verità : non è, più semplicemente, che le feste con consumo di massa come quella citata sono buone occasioni, quando gli organizzatori non vigilano, affinché i produttori possano sbarazzarsi di prodotti di livello non eccelso? La realtà l’ha descritta Santorelli: “Vedere nugoli di ragazzi gironzolare con una bottiglia in mano è pure coreografico, ma possibile che su migliaia di partecipanti a queste iniziative nessuno sappia riconoscere una bottiglia di vino da una di trielina?”. La risposta è, evidentemente, “no, nessuno”, e a molti fa comodo così. Tanto poi la bruschetta “tampona”, e il mal di testa passerà .
Perchè non diciamo chiaramente la verità ? Alle sagre possono essere serviti vini “non eccezionali” perchè tanto l’avventore – tipo delle feste estive beve (e mangia) di tutto. Che sia giusto o sbagliato se ne può discutere, ma, per favore, iniziamo dal non negare l’evidenza.
Caro Henry,
hai aspettato 3 mesi per scrivere, in un post, una bella favola ora, consentimi di entrare in argomento Sagre in generale e di non fare commenti sul vino della Sagra dei Gumbi perchè non ne ho titolo non avendovi partecipato anche se, la giustificazione appare perlomeno fantasiosa e, inoltre, in netto ritardo pertanto priva di effetto. Quello che mi fa arrabbiare del tuo intervento è la frase “finalmente in Italia esiste una sagra dove vengono forniti prodotti naturali” ora, a parte che forse volevi dire genuini (naturali lo sono tutti perchè non li ha prodotti la Pirelli) è ora di finirla con queste allusioni perchè ai Gumbi vengono forniti prodotti che, come d’appertutto, cercano di essere genuini il più possibile insieme ad altri forse meno genuini ma con un prezzo minore onde cercare di barcamenarsi e riuscire a ricavare qualcosa per i nostri Paesini (almeno noi Proloco, voi osiete un’associazione privata), ti ripeto a scanso di equivoci che tutti ci barcameniamo con costi sempre più alti cercando di tamponare in qualche modo perchè nessuno, ripeto nessuno, vuole impegnare 15 gg del suo volontariato per organizzare una manifestazione in pareggio o in perdita e qundi sgomberiamo la mente dalle favole ora, la filosofia che dovrebbe muovere noi prolochini ed organizzatori di sagre è “facciamo del nostro meglio, cerchiamo gli ingredienti migliori (ad un prezzo accettabile) e, soprattutto, rispettiamo le ricette e le tradizioni della nostra terra” ma non solo, curiamo i parcheggi, non ammassiamo la gente, meglio meno persone ma più contente che una massa di arrabbiati, trattiamoli con cortesia e rispetto (sicuramente a Toirano lo fate) ed ammettiamo quando qualcosa è andato storto, più capitare che una partita di vino o di cibo non sia all’altezza.
Caro Henry ti assicuro che la maggioranza degli organizzatori usa prodotti genuini, qualcuno forse meno e, qualcuno, non rispetta le tradizioni, succede in un mondo vastissimo e variegato come quello degli organizzatori di sagre ed eventi ma, ti assicuro, che Voi non siete i nr. 1, giù dal piedistallo
Un caro saluto
Gianni Boffredo
Presidente Proloco Ortovero
Presidente Provinciale Unpli
Rubo ancora qualche riga perché credo che l’intervento di Boffredo suggerisca delle riflessioni importanti. Ad Ortovero (cito Ortovero perché è intervenuto un rappresentante della Pro Loco di quel paese) servire alle feste del vino non all’altezza sarebbe un grave danno d’immagine anche per le belle aziende vitivinicole che sono in quel paese. E quindi è necessario far fare bella figura all’economia locale, e si fa un po’ più d’attenzione.
Dove vino (e tutto il resto) non se ne fa, il problema non si pone. Le sagre dovrebbero avere soprattutto una funzione di valorizzazione e di commercializzazione delle produzioni locali, cosa che garantirebbe anche una maggiore qualità . Ma dove non si produce più nulla, che senso hanno le sagre?
Scusate..solo ora mi sono accorto che altri commenti erano stati inseriti per questo articolo (quando sono stati scritti stavo facendo le valigie per il congresso Slow Food).
Sono contento che si sia aperto un dibattito sul tema sagre.
Io, però, entrerei di più nel merito, inteso: leggo di valutazioni un pò differenti su cosa si debba intendere per vino buono…a volte vengono usati sinonimi..a volte termini non propriamente corretti..ma non nella forma, bensì nella sostanza.. Diventerebbe troppo lungo anche solo l’accennare le qualità che deve avere una bevanda complessa (non nella sua origine, bensì nella sua lavorazione) come il vino. Spero, il prossimo anno, di organizzare un master of food sul vino (molti soci è da un pò che me lo chiedono) così per comprendere tutti noi finalmente tutto quello che si deve sapere sul nettare degli dei (si…si…lo so che è l’ambrosia..ma non trovandone in giro..bisogna pur accontentarsi!).
Da un altro punto di vista sono contento, alcuni responsabili (o amici di responsabili) etc. hanno avuto modo di conoscersi tramite commenti..benissimo..prossimo anno quindi mi aspetto un lavoro sinergico, quantomeno per quel che riguarda la comunicazione (anche al di fuori del nostro territorio) di tutti questi eventi.
Non mi stancherò mai di dirlo: le sagre, le manifestazioni in genere, sono un ottimo strumento di marketing territoriale per …tutto il nostro territorio. Qualità , genuinità , accoglienza e i nostri bellissimi borghi sono un ottimo modo di presentarci a turisti, appassionati e perchè no…addetti ai lavori. Se ogni manifestazione parla da sola si sentirà poco…se tutte insieme parlano dicendo la stessa cosa…l’eco sarà sicuramente importante.
NB Ora siamo a dicembre…da gennaio bisogna parlare delle sagre estive..preparare siti, messaggi comuni, pronti da utilizzare già dalla primavera…insomma fare nè più nè meno di quello che fanno le altre regioni d’Italia. Non solo il prossimo anno non avremo finito la torta di riso…ma sarà ancora più buona del solito…questo è il mio auspicio!
Caro Golosastro accolgo in qualità di presidente provinciale delle Proloco il tuo messaggio per dirti che, in accordo con il direttivo provinciale, per il 2008 abbiamo previsto alcune novità mirate ad ottimizzare l’offerta turistica che noi proponiamo e, nello specifico, la massima diffusione pubblicitaria possibile; nello specifico ti informo che predisporremo un calendario completo delle manifestazioni e degli eventi provinciali organizzati dalle proloco onde dare a tutti la possibilità di conoscere gli eventi che si svolgono, settimana per settimana, in provincia.
abbiamo inoltre stipulato un accordo con Ivg, che è diventato un ottimo ed apprezzato strumento di informazione in quanto il sito ha raggiunto un grande numero di visitatori mensili, che prevede l’inserimento di una pagina nella quale le proloco iscritte all’Unpli (Unione Nazionale delle Proloco) potranno inserire, gratuitamente, l’elenco delle manifestazioni organizzate nel mese, da quell’elenco il navigante informatico potrà accedere ad eventuali altre pagine specifiche, descrittive e dettagliate, del singolo evento.
Abbiamo inoltre allo studio un progetto, del quale ti parlerò più avanti se andrà in porto, mirato a presentare un marchio (manifestazione doc?, sagra ok?…..????) di garanzia che l’Unpli assegnerà alle sagre e feste che rispetteranno determinati standard qualitativi, questo vorrà essere una ulteriore garanzia per i clienti.
Caro golosastro molto umilmente cerchiamo di lavorare, con semplicità e pochi mezzi, pensiamo di aver già raggiunto, in generale, un discreto grado di affidabilità e professionalità (che da più parti ci viene riconosciuto, non ultimo è stato l’importante riconoscimento che ci ha dato la Provincia di Savona la quale ha previsto per le Proloco un posto nel comitato di gestione dell’Stl) che deve sicuramente proseguire perchè chi dorme……..fa male le sagre
ciao a tutti
Carissimo Boffredo, non posso che essere contento (come tutti i fruitori dei vostri eventi) del vostro operato e delle novità messe in cantiere..Come sai, avrete sempre ampio spazio e nel sito e nella mia umile rubrica…Sono qui apposta per testimoniare gli elementi positivi del marketing enogastronomico della nostra provincia. Buon lavoro e….ad maiora!
Uffa, ma va sempre a finire tutto in politica, marketing e comunicazione… Ma a nessuno interessa l’unica cosa fondamentale, che a noi clienti delle sagre interessa solo mangiare prodotti buoni e locali a
ad un prezzo equo?
Non ci interessa il marketing, il bollino DOC delle sagre o leggere su internet le date delle sagre, ci bastano i soliti, cari vecchi manifesti ai muro o lungo le strade, e il passaparola degli amici. Tra l’altro, se anche voi sagre vi mettete a pagare pubblicitari e consulenti, non è che li pagate aumentandoci il prezzo delle castagne, del vino o della polenta?
Piuttosto, vi posso fare una proposta da consumatore? Perché non rendete pubblica e consultabile, in qualche modo, durante le sagre (cartelloni, etichette sui prodotti, tovagliette stampate, che ne so…), la provenienza delle materie prime che ci fate mangiare? Noi saremmo felicissimi che ci confermaste che ad Ortovero si beve il vino di Ortovero, a Castelbianco si mangiano le ciliege di Castelbianco, a Nasino le castagne di Nasino, a Arnasco si usa l’olio di Arnasco, a Orco Feglino la formaggetta di Orco Feglino. Perché alle sagre si usa ancora così, vero? O no?
Qualcuno mi può rispondere? Grazie e cari saluti.
scusa michin..quando parli di “noi” ti riferisci agli abitanti del posto ove c’è la manifestazione (se, come dici tu, rimaniamo ai manifesti a muro e al passaparola..rimane fra di noi e i…turisti non vengono a romperci le scatole..ma nemmeno gli abitanti della città vicina che poi non sappiamo dove parcheggiare….)
A voi (ma voi chi? rappresenti qualche associazione, qualche club?) non interessa il marketing (messo insieme alla parola politica che così facciamo un unico calderone e non ci pensiamo più..) o la comunicazione (che significa..solo….comunicare una iniziativa a qualcuno)…quindi non riesco a capire proprio perchè la “comunicazione” non ti stia simpatica….
Poi dici che se anche “voi sagre vi mettete a pagare pubblcitari e consulenti): perchè chi altro paga questi suddetti professionisti avendone solo sciagure? e poi messa così sembrano due categorie peggio dei maghi, cartomanti e truffaldini vari…tu hai già avuto a che fare con consulenti aziendali? Hai già visto che cosa si può fare con un pò di competenza in più? Servizio migliore…non sprecando soldi..e con migliori risultati economici….quindi l’esatto opposto del tuo ragionamento.
E sai che la proposta che hai fatto…da parte dell’Associazione Slow Food…viene fatta da venti anni? Ma seguendo il tuo ragionamento….perchè cercare la collaborazione con una associazione no profit come lo Slow Food…che…insieme ai pubblicitari e ai consulenti (..e alla banda bassotti) ..finisce che ci chiede qualcosa in cambio..magari un serio controllo di filiera.
Infine…sai che il bollino DOC (non è un bollino e basta bensì l’attestazione del rispetto di un disciplinare posto a tutela della nostra salute) come la docg, come la dop per i formaggi o l’olio, sono proprio a garanzia di quello che tu chiedi alle sagre…doc vuol dire che il vino è stato prodotto e imbottigliato nel territorio a cui si riferisce.
D’estate parliamo tutti bene..poi..iniziati i primi freddi…torniamo a fare demagogia, qualunquismo e a preparare…un’altra serie di eventi sempre più brutti, privi di qualità sia nei prodotti che nell’organizzazione….Rinnovo l’invito a Gianni Boffredo: continuate nella strada intrapresa, continuate a proporre, ogni anno meglio, le “vetrine” della nostra meravigliosa terra. E anche per i territori che non producono nulla: continuate a fare sagre, a promuovere voi stessi come territorio e i prodotti dei vostri vicini..conterranei..ragazzi siamo tutti sulla stessa barca…comunichiamo insieme i messaggi positivi, affidiamoci a professionisti bravi nel loro lavoro come ognuno di voi è bravo nel suo…sinergia, collaborazione ..le persone giuste al posto giusto…e vedrete che la torta di riso ce la mangiamo e la facciamo mangiare a tutti (anche se qualcuno..non se la meriterebbe …). C’è sempre un modo giusto e uno sbagliato di fare le cose….se non capiamo la differenza (e se non è una nostra conoscenza o competenza, abbiamo il coraggio di chiederlo a chi può saperlo)..tanto vale che non facciamo nulla. Viva le sagre fatte bene, viva il turismo enogastronomico, viva la Liguria.
Molto di quanto detto qui si ricollega ad alcuni degli spunti emersi nei commenti di un vecchio articolo del Golosastro: “Tempo di sagre: la tipicità rischia di finire nel dimenticatoio” (http://www.ivg.it/2007/07/05/tempo-di-sagre-la-tipicita-rischia-di-finire-nel-dimenticatoio/). anche in quel caso si parlò di saper promuovere bene la tipicità locale.
All’epoca ci lasciammo con una bella dichiarazione di intenti. Mi fa piacere sapere che qualcosa si muove davvero.
La Liguria è stracolma di tesori che devono essere resi noti a chi non li conosce. Senza mai rinunciare alla qualità , comunque.
Solo facendo così si può instaurare quel circolo virtuoso che inverta la tendenza dell’affluenza turistica in questa regione.
Caro Michin,
rispetto il tuo pensiero ma, forse, tu parli della cena di leva o quella della confraternita (nei paesi si fa come dici tu, un manifesato in piazza ed il passa parola) ma, oggi, a mio avviso (forse sbaglio) siamo nell’era della comunicazione ed allora perchè non cercarne la massima possibile anche per le sagre e poi, scusa, visto comunque che i manifesti li affiggiamo comunque nulla ti vieta di continuare ad informarti in tal modo ma perchè privare gli altri di avere altre possibilità di informazione e conoscenza, ciò non impedisce te di utilizzare la forma che prediligi.
Per quanto concerne l’aumento dei prezzi non temere non sono pochi euro in più che incidono (quello che incide ed inciderà soprattutto nel 2008 è l’aumento delle materie prime: pane, farina, pasta, olio, ortaggi in genere, materiali di consumo (uno per tutti, il costo dell’olio di semi per friggere è raddoppiato) ecc.ecc.
Per quanto concerne Ortovero ti assicuro che il vino è prodotto dalle cantine locali (basta leggere l’etichetta) che lo vendono in sagra.
Per quanto concerne la possibilità di migliorare anche nell’immagine ma perchè pensi che dobbiamo pagare pubblicitari e consulenti, secondo te nei paesi abbiamo l’anello al naso? non pensi possiamo aggiustarci da soli semplicemente pensando di più, lavorando meglio e curando anche i dettagli?
Guarda che l’epoca di Bingo Bongo è finita ed a proposito della torta di riso, quando finisce….basta rifarla
Un cordiale saluto
Gianni
Caro Michin, non ho idea di quanti hanni hai, da come scrivi direi MOOOLTI, le sagre di oggi non sono PIU’ quelle di una volta, sono fatte a FINE DI LUCRO (che poi il lucro sia creare un oratorio, una bocciofila o semplicemente un’ambulanza non cambia il succo del discorso) sono delle vetrine pubblicitarie per i prodotti locali (o almeno è così che vengono VENDUTE ) e vanno sfruttate per questo.
Il tuo discorso sui manifesti è da 1920, i manifesti sono OK, ma oggi la comunicazione permette di far arrivare le notizie molto più lontane, un turista che passa su IVG potrebbe scoprire una nuova sagra, o un nuovo paesello che magari prima non considerava minimamente. Un varazzino potrebbe scoprire la sagra del michettin di Albenga e uno di Andora quella del tartufo a Sassello.
Il marketing è quello che muove il mondo, altrimenti restiamo all’età della pietra e ragioniamo pensando che i turisti rompono le $$$$, quando invece non ci rendiamo conto che 80% della popolazione residente da Andora a Bergeggi e da Albisola a Varazze vive direttamente o indirettamente di turismo.
Quindi benvengano le sagre con il bollino (ma qualcosa di VERO non fasullo come le bandiere BLU) e facciamo in modo di far sapere al turista dove andare e così potrà succedere sempre più spesso di andare a cena a Milano o Roma e vedere nella carta dei vini il Pigato o il Vermentino Ligure e sopratutto che a berlo non siano solo dei Liguri, ma dei turisti che hanno scoperto la bontà dei prodotti della ns terra e che quindi li ricercano anche a casa loro.
Io sono andato ai Gumbi il giorno prima di te e ti posso assicurare che l’asino era veramente ottimo, tenero e saporito. Forse sei stato solo sfortunato. ;)
Per quel che riguarda il vino non posso che essere d’accordo con te al 100% anche se la sera dell’assaggio sono stato molto meno diplomatico e ho condito i miei commenti con svariati insulti e bestemmie. Quella brodaglia insulsa non sarebbe piaciuta neanche a Superciuck e classificarla come “aceto” è davvero un complimento.
Comunque non tutto il male vien per nuocere, l’esperienza dei Gumbi ha salvato il mio palato in occasione della successiva sagra di Ranzi. Forte dell’esperienza e con le ferite ancora da rimarginare ho dirottato la mia attenzione su una ben più abbordabile bionda alla spina (non so che marca fosse, ma le bionde non mi hanno mai deluso! ;) ). Come reciterebbe una pubblicità famosa:
Prendere Una bottiglia di vermentino alla sagra di ranzi: 4,5 euro
Sgolarsi una birra ghiacciata mentre i tuoi amici bevono schifati un bicchiere del suddetto vino: non ha prezzo!!
Piccola nota per inciso: Certo non è vero che il vino buono è sempre caro o viceversa, ma è altrettanto sacrosanto che un Vermentino a 4,5 euro alla bottiglia NON PUO’ essere buono!
L’unica sagra in cui mi fiderò ancora a comprare del vino sarà Sagralea, almeno posso scegliere il mio pigato direttamente dagli stand dei produttori. Provare per credere! ;)