Albenga. Si concluderà venerdì 24 agosto la mostra “Il delirio della forma”, personale delle opere più recenti del pittore Giuseppe Sinesi inaugurata la scorsa settimana presso le ampie sale affrescate della Galleria Scola nel centro storico di Albenga (presso il Palazzo Peloso Cepolla in via Cavour, angolo Piazza S. Michele; ingresso libero con apertura dalle ore 17 alle ore 23). Sinesi, che attualmente vive e ha il suo studio a Torino, ha iniziato a farsi maggiormente conoscere e apprezzare dal pubblico del ponente ligure attraverso la sua partecipazione all’estemporanea di pittura “Onda d’Arte” di Ceriale che lo ha visto vincitore nell’edizione 2006 e aggiudicarsi il terzo posto quest’anno; sempre nel 2006 l’artista ha vinto anche la medaglia d’oro “Incontro nazionale e internazionale d’arte” di Ibirapuera (San Paolo, Brasile). Nato a Canosa di Puglia (BA) nel 1957, dopo gli studi Giuseppe Sinesi in giovinezza si trasferisce a Torino iniziando la sua attività artistica da autodidatta per poi negli anni seguenti approfondire le sue basi tecniche frequentando i corsi di pittura tenuti dal maestro Gianni Sesia della Merla. Attraversato un periodo prettamente figurativo, Sinesi in seguito si è volto a sperimentare nuove forme astratte di espressione, trovando nei sicuri accostamenti e nell’uso vigoroso dei colori, veri punti di forza della sua pittura, una dimensione artistica via via più soggettiva e personale che tende con gli anni a rendere sempre meno evidenti le ineludibili suggestioni e influenze delle molteplici avanguardie novecentesche, origine di tutti i singolari percorsi artistici nell’arte non figurativa contemporanea.
“Supportato da una tecnica studiata, meditata, indirizzata verso una scomparsa graduale della figurazione – ha scritto di lui la critica d’arte Elisa Bergamino – Giuseppe Sinesi disegna forme, procede per linee verticali e orizzontali intersecando pensieri e gestualità . La sua pittura dissolve il soggetto in atmosfere acquose, fluenti, impalpabili, immagini dello spirito, simbolo dell’anima che persegue il sogno, la speranza, una dimensione altra, che non sia quella limitativa della fisicità e del reale”. “Quel suo arrivare col colore e col segno al confine della tela, quasi a voler eludere ogni limite alla creatività e al pensiero – suggerisce Elisa Bergamino nella sua lettura critica dell’opera dell’artista – rende ancora più forte il messaggio di libertà e purezza di un’arte che non conosce ripensamenti, che non persegue mode e facili traguardi, ma che sa guardare al futuro rinascendo nella sfida di ogni giorno, nel lavoro e nella dedizione al proprio ideale di bellezza e originalità “.