I progetti di ristrutturazione assentiti dal Comune di Albenga presentano dei volumi sistematicamente gonfiati, col seguente procedimento: si divide per l’altezza il volume totale esistente (abitabile + accessorio) e si ottiene la superficie totale (abitabile + accessoria), che però viene considerata come superficie tutta abitabile; da qui, poi, si calcola il nuovo volume (abitabile), che è pari a quello esistente solo perché non si conteggiano i nuovi volumi accessori.Questo atteggiamento generale ha una eccezione inaspettata nel caso dell’Ortofrutticola; a questo proposito, infatti, il Comune:
– boccia il progetto dell’Ortofrutticola, affermando che mancano spazi a servizio pubblico (gli standard):
per fare ciò, sostiene che si tratta di zona di espansione (che richiede standard maggiorati) – invece è zona produttiva direzionale in ambito di completamento (che richiede standard inferiori).
– boccia il calcolo dei volumi fatto dall’Ortofrutticola, giudicandolo eccessivo, nonostante la prescrizione “ristrutturazione a parità di volume esistente†renda difficilmente sostenibile qualsiasi ipotesi di riduzione del volume (e sarebbe una riduzione di 18000mc circa!).
Sembra proprio che usi “due pesi e due misure†– e già questo è contrario ai doveri di un ente pubblico.
Ma ciò è ancora più grave se si considera che, in questo caso:
– i calcoli del Comune sono tutti sbagliati, sia sugli standard sia sui volumi, e devono essere rifatti secondo le norme vigenti. Per il Comune, l’Ortofrutticola può costruire 37000mc abitabili, che si possono gonfiare con il solito sistema fino a un totale di oltre 49000mc (l’Ortofrutticola proponeva 52000mc, e 3000mc di differenza sembrano pochi… però, si traducono in 3000mq abitabili in meno!).
– i calcoli dell’Ortofrutticola non sono gonfiati e i volumi proposti comprendono anche quelli accessori.
Ma allora, dove finirebbero i famosi 18000mc di riduzione, visto che la ristrutturazione deve essere “a parità di volume esistenteâ€? Il Comune non lo dice, ma, fra le tante ipotesi, magari saranno recuperati sul terreno attiguo, che era zona turistico-alberghiera nel Piano del ’95 e che è stato riclassificato zona agricola in sede di approvazione regionale.
…E, guarda caso, la Consigliera Rosy Guarnieri (p.11 DCC n.55) dichiara che quel terreno è già stato acquistato “da un privato†– non certo per condurre un’attività agricola.
Non si tratta di fare “sconti†sugli standard o di concedere qualche migliaio di metri cubi in più, ma di applicare le norme esistenti, con imparzialità e in piena trasparenza. Quindi: è ora che il Comune cominci a rispettare la legge.
Osservatorio pubblico Albenga