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Articolo n° 17133 del 31 Ottobre 2007 delle ore 11:22

Ferrania: “ultimo atto”

Ci stiamo avviando alla conclusione della vicenda Ferrania nel peggiore dei modi. Di fronte ad un esercito d’istituzioni ed enti pubblici, dalla Regione ai Vigili del Fuoco, tralasciando innumerevoli ed autorevoli altre presenze, l’ing. Cortesi rappresentante della Ferrania Technologies, stava ottenendo giorni fa l’autorizzazione a costruire una centrale a biomasse verdi. La stava ottenendo grazie a numerose forzature da parte pubblica giustamente preoccupata di dare un avvenire alla società ed ai suoi lavoratori; la centrale in questione non rientrava infatti nel piano energetico regionale perché la sua potenza era eccedente le previsioni del piano. Inoltre,come ulteriore atto di buona volontà, si permetteva di mantenere in funzione anche la vecchia centrale esistente che doveva essere viceversa dismessa per essere sostituita dalla nuova.
Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi senonchè con un colpo di scena degno del migliore teatro, l’ing. Cortesi produceva un documento secondo il quale la nuova centrale era abilitata a bruciare biomasse verdi cioè legno ma anche biomasse grigie, cioè combustibile da rifiuti. L’idea di un inceneritore di rifiuti camuffato da centrale elettrica si è subito fatta strada in molti dei presenti.
Sgomento tra alcuni dei presenti e indignazione delle autorità (esternate sui quotidiani nei giorni successivi). Qualcuno ipotizzava un maldestro passo falso del dirigente Ferrania che però incalzava sostenendo che ben altre sette centrali dello stesso tipo sarebbero state richieste per” rispettare gli accordi programmatici sottoscritti”. L’ing. Cortesi dimenticava volutamente che poco più di un anno fa, la Ferrania Technologies aveva presentato un piano industriale per il rilancio dell’azienda composto da 240 pagine fitte di progetti tanto ambiziosi quanto fantasiosi nessuno dei quali ha mai visto la luce ;il piano ipotizzava anche una occupazione di oltre 900 addetti entro cinque anni. I lavoratori in cassa integrazione guardano questi dati con sgomento e disperazione!
La mossa della società prelude quindi ad una nuova forzatura basata ancora una volta su un brutale ricatto occupazionale:mi date quello che chiedo, altrimenti chiudo.
Come circolo del partito della Rifondazione Comunista di Cairo M. fin dall’inizio della crisi della Ferrania abbiamo sostenuto che era indispensabile assecondare un progetto di rilancio produttivo e di salvaguardia occupazionale accettando anche qualche sacrificio associato. Come sacrificio non accettiamo chiaramente un possibile inceneritore di rifiuti visto che nelle vicinanze è già previsto nel piano provinciale un sito per la produzione di combustibile da rifiuti e,poco lontano purtroppo incombe la discarica “Filippa”. Per completare il quadro ambientale si possono citare i parchi carbone non protetti e la cokeria malandata di Bragno nonché un cementificio presto in attività. Non è possibile aggiungere altro.
Siamo ben consapevoli che, a fronte di un diniego autorizzativo, la Ferrania Technologies potrebbe ritirarsi nel suo guscio ,mettere i lavoratori in mobilità e lucrare sulla vendita di tutta la proprietà industriale di cui è venuta in possesso. Siamo d’altra parte convinti che non è più tempo di concedere autorizzazioni ad una società se prima non sono state acquisite quelle certezze che sono mancate nei 3 anni passati incluso il periodo della legge Prodi-bis.Le certezze riguardano la presentazione e la realizzazione di progetti concreti e di iniziative industriali che non basino il rilancio dell’azienda solo sulla pioggia di contributi pubblici riducendo a zero il rischio d’impresa. Sarebbe troppo facile e troppo comodo e, come abbiamo già sperimentato, non ne troverebbero vantaggio i lavoratori.

Partito della Rifondazione Comunista
Circolo “Bella Ciao” Cairo Montenotte


» Redazione

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