Caro Francesco,
è destino che noi del Partito Comunista dei Lavoratori, ed io in prima persona, non si riesca mai ad andare d’accordo con i segretari della Camera del lavoro.
Con il tuo predecessore Livio di Tullio ci siamo sempre scontrati sui temi che riguardavano la Val Bormida e non solo (per la verità continuiamo ad avere pareri diversi anche su altre questioni come la viabilità in Villapiana, ma questa è un’altra storia) e proprio su quei temi dei quali tu dici nell’articolo comparso sabato 8 dicembre sul Secolo XIX siano essenziali per il futuro della provincia di Savona e in particolare per i lavoratori vorrei farti avere alcune puntualizzazioni (non personali ma della organizzazione politica della quale sono il portavoce).
Valutando in prima analisi la piattaforma della Maersk (chiamiamola così per intenderci meglio) noi vorremmo intanto capire se i dati del gruppo industriale sono corretti e non gonfiati per piacere all’opinione pubblica. Di “cattedrali nel deserto” ne abbiamo visto sorgere tante, ma abbiamo anche visto che alla fine queste opere le pagano i lavoratori e i cittadini, gli utili, se ve ne sono, qualcun altro.
La Piaggio altra questione nella quale vorremmo vederci più chiaro, e posto che il trasferimento degli stabilimenti sia indispensabile, vorremmo sapere chi sono e quanto guadagneranno i proprietari delle aree. Qui continuiamo a cementare la costa ma i benefici per la cittadinanza ci paiono molto esigui, mentre i soliti noti intascheranno fior di quattrini.
Ferrania una mega fregatura per i lavoratori, illusi prima, minacciati poi di chiusure di liquidazione dell’azienda di perdita del posto di lavoro e di nuovo illusi per nuovi progetti che faranno parte di nuovo un accordo di programma (è il quarto o il quinto?).
Non vogliamo scendere nel merito specifico della questioni che non conosciamo a fondo: (Ferrania sì, conosciamo bene tutta la vicenda), ma se tu accosti i tre siti (Vado Finale e Ferrania) e precisi che “Tre questioni differenti tra loro unite dal valore delle opportunità industriali, occupazionali ed economiche che inciderebbero non solo nel territorio non solo sui territori dove andranno ad insediarsi queste attività ma su tutta la provincia” su questa affermazione sulla quale in linea teorica potremmo anche essere d’accordo, se scendiamo sul pratico facendo tesoro degli accadimenti gia passati e/o in corso, sul seguito della tua analisi
cominciamo ad avere enormi dubbi. Noi non amiamo, salvo un caso particolare, gli uomini che reggono le amministrazioni comunali provinciali regionali e di governo, le istituzioni, come si dice, ma tu dovresti spiegarci però perché a parte i loro doveri istituzionali dovrebbero cacciare denari per realizzare opere che ai cittadini loro amministrati potranno dare solo le
briciole.
La vicenda Ferrania è un esempio di come le istituzioni si sono calate le brache, firmando accordi al buio, su fantasiosi progetti mai realizzati e mai finanziati e Vado sarà un altro esempio di come il potere di pochi prevarrà sul parere di tanti (e non chiamare a raccolta lavoratori e soprattutto pensionati. Vuoi fare un referendum truccato come quello per
l’accordo sul welfare).
Su una cosa sola siamo d’accordo che le istituzioni locali dovranno decidere in fretta in un modo o nell’altro, assumendosi responsabilità delle decisioni. Noi consigliamo in ognuno dei tre casi di verificare quanto gli imprenditori possono garantire ai lavoratori su occupazione remunerazioni e sicurezza. Quanto investiranno e quante garanzie reali (roba da mettere in
banca) daranno ai lavoratori e ai cittadini. Non vorremmo che alla fine della favola, intascati i quattrini gli imprenditori allargando le braccia ci dicessero: è andata male. Per usare la tua metafora la partita si può perdere o vincere, basta che non ci sia il trucco e l’arbitro non abbia dato troppi penalty ai lavoratori e ai cittadini.
Un caro saluto.
Giorgio Magni
Portavoce provinciale
Partito Comunista dei Lavoratori – Sezione di Savona
Caro Giorgio Magni,
vedendo ciò che lei ha scritto ed aggiungendo quello che accade in Italia ai lavoratori, c’è da chiedersi dove siano finiti davvero i sindacati…
Arrivano sempre in ritardo (quando arrivano), banchettano con il padronato e poi si adagiano sugli allori.
Come mai nessun rappresentante sindacale ha fatto un’ improvvisata a Torino, prima che degli operai morissero bruciati vivi, negli stabilimenti interessati?
Purtroppo ormai i sindacati sono solo il trampolino di lancio per la carriera politica di alcuni, che poi vengono destinati a fare gli assessori, i consiglieri o i deputati in quota ex-DS. Una brutta ma triste realtà ! E noi lavoratori a cavarcela come si può.