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Articolo n° 19019 del 19 Dicembre 2007 delle ore 15:25

La vicenda giudiziaria della piccola Vika coinvolge anche la Diocesi di Savona

[thumb:1065:r:t=I coniugi Giusto]Savona. La vicenda della piccola Vika, la bambina bielorussa che l’anno scorso fece parlare di sé tutt’Italia in quanto la famiglia di Cogoleto presso cui era solita trascorrere lunghi periodi di vacanza non la fece  tornare nell’orfanotrofio del suo paese d’origine, verrà rievocata il prossimo 2 aprile davanti al Tribunale monocratico di Genova. Il decreto di citazione a giudizio nei confronti di Maria Grazia Bornacin, cugina del parlamentare di Alleanza Nazionale Giorgio Bornacin, del suo sposo Alessandro Giusto, del padre di questi Bartolomeo, delle due consuocere Maria Bordi e Maria Elena Dagnino, madri di Maria Grazia ed Alessandro, e dei due sacerdoti Don Danilo Gallo, parroco a Cogoleto, diocesi di Savona, e padre Francis Darbellay, responsabile dell’ospizio valdostano di Saint Oyemn dove la minore venne rintracciata dai carabinieri per essere riconsegnata alle autorità bielorusse, è stato ieri firmato dal sostituto procuratore di Genova Paola Calleri.
La dottoressa Calleri è un magistrato d’esperienza che fa parte della direzione distrettuale antimafia ligure. A lei l’onere di sostenere l’accusa stante la delicatezza del caso. Come si ricorderà infatti l’ambasciatore bielorusso in Italia Aleksei Skripko, ai tempi della sparizione di Vika, fece fuoco e fiamme, sparando a zero sul Ministero italiano degli Affari Esteri e costringendo il governo Prodi, appena insediato, a mettere il sale sulla coda agli inquirenti, onde non dare luogo ad una pericolosa crisi diplomatica.
Il caso ebbe gravi conseguenze nel quadro delle relazioni diplomatiche tra Italia e Bielorussia: l’interscambio commerciale ne risentì notevolmente e da allora i viaggi premio dei piccoli orfani di quel paese, figli in gran parte di vittime delle radiazioni di Chernobyl, in Italia si possono contare con il contagocce.
Tutti gli imputati sono difesi dall’avvocato Giovanni Riccio di Genova mentre Nikolai Ivanovich Volchkov, tutore della piccola Vika, opportunamente assistito dall’ambasciata del suo paese, che si è costituito parte civile al processo, sarà rappresentato dallo studio del legale Diego Perugini di Roma.
La parte civile ha richiesto un risarcimento stratosferico ma, a quanto dice l’ambasciatore bielorusso Skripko, ampiamente giustificato perché “il prossimo aprile verranno processati due esseri che per soddisfare i loro egoismi non hanno avuto scrupoli a determinare nella psiche di una bambina danni irreversibili”.
Le autorità bielorusse, da Minsk, però, accusano anche la Chiesa savonese di aver assunto una parte attiva nella sottrazione della minore, puntando il dito su un supposto legame di parentela che unirebbe  il vicario generale della Diocesi di Savona-Noli, don Andrea Giusto, con Alessandro Giusto, cioè con colui che desiderava diventare il padre della piccola Vika.
“Don Danilo Gallo potrebbe aver architettato il tutto d’accordo con il vicario savonese in spregio alla confessione ortodossa che si professa qui da noi” affermano a Minsk. Un braccio di ferro in cui a farne le spese è anche l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Rimane certamente il problema di un esponente della Chiesa cattolica con cura e giurisdizione di anime impelagato in un caso così delicato. Sarà il nuovo vescovo savonese, che magari seguirà la stessa linea prudente suggerita dal suo predecessore Mons. Calcagno, ad affrontare il caso, a suo tempo, impiegando sicuramente la proverbiale diplomazia che da sempre contraddistingue Mons. Lupi.


» Sergio Bagnoli

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